Se gli effetti della pandemia si stanno facendo sentire in modo drammatico sulla salute dell’uomo, sulla sua socialità e sull’economia, non è da sottovalutare il loro impatto sul Pianeta e sulla sua conservazione.
Lo dimostra una raccolta di saggi scritti da 150 autori tra i più autorevoli – dall’ex presidente del WWF Yolanda Kakabadse all’ex presidente della Colombia e premio Nobel per la pace Juan Manuel Santos, dall’ex presidente dell’Irlanda ed ex Alto Commissario delle Nazioni Unite Mary Robinson al premio Nobel per la medicina Sir Richard Roberts – pubblicati in un numero speciale di Parks, la rivista sulle aree protette dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Un anno di tagli
Nell’ultimo anno più della metà delle aree protette dell’Africa e un quarto di quelle dell’Asia sono state costrette a fermare o a ridurre le azioni di conservazione, come ad esempio la presenza di pattuglie sul campo e le operazioni anti-bracconaggio, ma anche l’educazione alla conservazione e la divulgazione.
I ranger di queste regioni, insieme a quelli dell’America Centrale e del Sud America, sono stati maggiormente colpiti dei loro colleghi in Europa, Nord America e Oceania, dove nonostante le chiusure forzate e le perdite delle entrate legate al turismo sono state mantenute le operazioni principali.
In Brasile si stima che la riduzione del numero di visitatori porti potenzialmente a una perdita di 1,6 miliardi di dollari per le imprese che lavorano direttamente e indirettamente con il turismo intorno alle aree protette, mentre in Namibia, secondo le prime stime, le riserve naturali potrebbero perdere 10 milioni di dollari di entrate dirette dal turismo.
Piani futuri e ruolo delle aree protette
Il numero speciale di Parks mette in luce come, a più di un anno dallo scoppio della pandemia, i piani economici e le politiche post-Covid 19 di molti Paesi continuino a gravare sulla Natura invece di sostenerla.
Mentre la Natura è una delle nostre più forti e migliori speranze contro future pandemie, così come contro la crisi climatica, e i piani di ricostruzione dovrebbero proteggere le comunità più fragili e a rischio, che dalla sua conservazione dipendono e che sono state le più duramente colpite.
Diverse ricerche scientifiche pubblicate mostrano inoltre come le aree protette potrebbero giocare un ruolo significativo nel minimizzare la minaccia di “spillover” di virus dal mondo naturale alle persone, affrontando il cambiamento di uso del territorio e regolando il commercio di fauna selvatica.
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