Quando si parla di cambiamenti climatici si evocano immediatamente scenari apocalittici legati alle devastazioni delle trombe d’aria o ad alluvioni, tifoni e uragani, cioè alle manifestazioni più evidenti di matrice esclusivamente meteorologica.
In realtà la situazione è estremamente più complessa e, considerando il nostro pianeta come un organismo vivente, i cambiamenti climatici si ripercuotono su tutti gli organismi e sulla biodiversità di tutti gli ecosistemi. Vi sono, infatti, evidenze che la biodiversità influenza la velocità, l’entità e la direzione dei processi essenziali dell’intero ecosistema come il ciclo del carbonio, la conservazione dei nutrienti nei suoli e la purificazione dell’acqua. È un complesso meccanismo in cui ogni essere vivente è coinvolto, dai batteri agli organismi superiori.
Le rondini arrivano prima?
Si sente spesso dire che i cambiamenti climatici stiano modificando la migrazione degli uccelli: per esempio, che le rondini stiano arrivando sempre prima perché la primavera è mediamente più calda.
La rondine (Hirundo rustica) ogni anno lascia i suoi quartieri di nidificazione europei per svernare in Africa: percorre non meno di 10mila chilometri e attraversa barriere geografiche imponenti come il Mediterraneo e il Sahara. Molte delle rondini italiane passano l’inverno in Nigeria, Repubblica Centroafricana e Camerun ma alcuni individui migrano molto più a sud, attraversando anche la foresta equatoriale e arrivando in Botswana e Sudafrica. Il loro è un viaggio veramente epico tra due continenti.
La saggezza del proverbio
Secondo la tradizione, il ritorno della rondine in Italia dall’Africa è associato al detto “una rondine non fa primavera”. Sebbene sulla veridicità dei proverbi popolari si possa discutere a lungo, nulla in questo caso è più corrispondente alla realtà! Per due aspetti: il primo è che storicamente la rondine non arriva in primavera ma ben prima dell’equinozio del 21 marzo. Il secondo, è che l’arrivo della prima rondine in assoluto si colloca spesso settimane prima dell’arrivo della massa delle rondini in migrazione. È normale, insomma, che ci siano degli esploratori, dei soggetti che arrivano ben prima degli altri, a volte trovando situazioni climatiche sfavorevoli, come neve e gelo, che sono ben sintetizzate dal detto popolare.
20 anni di monitoraggio su tutto il territorio nazionale
Tornando alla domanda iniziale, i cambiamenti climatici stanno quindi modificando la migrazione della rondine? Tra il 2002 e il 2018, EBN Italia ha raccolto i dati di primo arrivo della rondine in Italia. Si è trattato di un grande studio di “citizen science”, tutt’ora in corso e che si completerà lungo il corso di vent’anni. L’obiettivo è capire se ci sono degli anticipi o dei ritardi legati al riscaldamento globale e delle temperature medie del suolo o del Mar Mediterraneo. Alcuni dati sono stati analizzati dall’Istituto di Biometeorologia del CNR (IBIMET).
La prima rondine arriva (quasi sempre) a fine febbraio
Nella pratica quotidiana sono state raccolte le osservazioni della prima rondine da febbraio a marzo di ogni anno a livello nazionale, con scala provinciale. Mediamente, la prima rondine arriva il 24 febbraio, quindi un mese prima dell’equinozio. Su una serie di dati relativi a 15 anni consecutivi, 6 sono gli anni in cui l’arrivo è stato più tardivo e 6 più precoce, ma questi anni non sono messi “in fila” e non si intravvede nessuna tendenza specifica.
Insomma, gli uccelli migratori a lungo raggio come la rondine, per ora mantengono la calma e le loro tempistiche frutto dell’esperienza di milioni di anni di evoluzione. In futuro riusciranno ad adattarsi a cambiamenti climatici ancora più marcati?
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