Il grande capodoglio (Physeter macrocephalus), ispiratore della mitica caccia descritta da Melville nella celebre opera Moby Dick, è un cetaceo che negli ultimi due secoli ha subito, proprio a causa dell’attività baleniera, un’autentica decimazione. Tuttavia, i risultati di una ricerca condotta recentemente nell’Oceano Indiano meridionale hanno consentito al grande odontonceto (il termine con il quale sono classificati i cetacei dotati di denti e non di fanoni come le balene) di prendersi una piccola rivincita.
La ricerca
Per otto anni un team di ricercatori francesi ha monitorato un’area compresa tra le isole Crozet e Kerguelen, tra Africa e Antartide, scoprendo che i capodogli seguono sistematicamente i pescherecci in attività con i palamiti e che regolarmente sfilano da sotto il naso dei pescatori il bottino – soprattutto, i merluzzi – con una destrezza da Arsenio Lupin!
Ma del resto se pensiamo a quali disastri e stermini ai danni dei grandi cetacei ha provocato l’uomo, possiamo considerare questa azione dei capodogli come un piccolo risarcimento.
Uno degli aspetti emersi durante lo studio è che i capodogli riescono a predare più pesce quando le navi – dopo aver calato i palamiti – si allontanano, mostrando quindi la capacità di cogliere il momento giusto. Una certa influenza sulla capacità di “rubare” i merluzzi si lega anche al tempo più o meno prolungato di calata delle lenze.
Il conflitto con l’uomo
La depredazione da parte dei mammiferi marini del pesce pescato è una questione mondiale che comporta conseguenze socioeconomiche ed ecologiche di grande portata. Per questo la ricerca ha studiato il fenomeno così a lungo, interrogandosi anche sull’esistenza di sistemi che possano ridurre i danni prodotti dai capodogli, i quali sembra riescano a saccheggiare tonnellate di pescato.
Una differente tecnica di pesca ai merluzzi potrebbe limitare questo furto, anche se, probabilmente, mai come in questo caso, il ladro ci sta simpatico.
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