Più forti, resistenti e moderne degli animali. Così sono le piante secondo Stefano Mancuso, professore all’Università di Firenze, dove dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, che torna a parlarci del magico mondo verde in un nuovo libro: “Plant revolution”.
Da tempo Mancuso scuote le nostre coscienze con osservazioni sorprendenti, volte a farci comprendere non solo l’importanza vitale delle piante, ma soprattutto le loro straordinarie capacità di adattamento, tali da renderle – secondo lo studioso – esseri superiori.
Nel nuovo lavoro tornano alcuni temi forti, primo fra tutti la scelta evoluzionistica compiuta dai vegetali: fra i quattrocento milioni e il miliardo di anni fa, a differenza degli animali che scelsero di muoversi per trovare nutrimento, le piante preferirono non spostarsi, ottenendo dal sole tutta l’energia necessaria e adattando il proprio corpo alla predazione e agli altri innumerevoli vincoli derivanti dall’essere radicate al terreno.
Per sopravvivere agli insetti, agli animali erbivori e a ogni altro aggressore, senza poter scappare, esisteva un’unica maniera: essere indistruttibili. Essere costruiti in modo interamente differente da un animale. «Essere una pianta, appunto».
Nella loro costruzione modulare, senza centri di comando, capace di resistere a mutilazioni ed eventi catastrofici senza perdere funzionalità risiede la ragione della loro superiorità.
Mancuso ricorda fatti semplici, ma spesso dimenticati: l’intera catena alimentare si basa sulle piante; gran parte delle risorse energetiche che impieghiamo, petrolio, gas, carbone, non sono altro che una forma diversa dell’energia del sole fissata dalle piante milioni di anni fa; molti principi attivi delle medicine che usiamo sono di origine vegetale.
Poi usa iperboli, come quando rievoca la storia di monumenti antichi ispirati al mondo vegetale, ad esempio le colonne del tempio di Luxor, e invita a lasciarci guidare dalle forme della natura per evitare brutture architettoniche. Infine, l’immancabile appello a sostenere il suo brevetto, Jellyfish Barge, il modulo galleggiante per coltivare ortaggi senza utilizzare acqua dolce, suolo o energia diversa da quella solare.
È un visionario il professor Mancuso, né più né meno come lo sono state le piante milioni di anni fa, quando presero una strada opposta rispetto alle altre creature viventi.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com