Le piante, in natura, sono in costante stato di guerra l’una contro l’altra, contendendosi il monopolio del suolo, con i più forti che cacciano i più deboli, con il più robusto che cresce e uccide il più delicato. Ogni modifica del clima, ogni disturbo del suolo, ogni interferenza con la vegetazione esistente di un’area favorisce alcune specie a scapito di altre.
Così scriveva il britannico Joseph Dalton Hooker, uno dei più grandi botanici del XIX secolo, nel suo libro Flora Indica del 1855, dedicato alle piante dell’India. Nonostante una carriera di successo, lunghe e avventurose esplorazioni in giro per il mondo e grandi scoperte in campo botanico, noi oggi conosciamo Hooker soprattutto in quanto amico e confidente di Charles Darwin in quegli anni in cui non aveva ancora reso nota la sua teoria dell’evoluzione. Fu Hooker a fornire a Darwin costante consulenza botanica, ad aiutarlo nella presentazione della teoria e a difenderla pubblicamente, in particolare nel celebre dibattito del 1860 all’Oxford University Museum: in quel caso tutti ricordano come Thomas Henry Huxley affrontò con decisione il vescovo Samuel Wilberforce che propugnava le tesi del creazionismo, ma ben in pochi sottolineano come fu invece Hooker, con pragmatismo e toni più pacati, a dimostrarsi il più valido difensore della teoria di Darwin in quel contesto.
Figlio di un altro celebre botanico di nome William Jackson Hooker, Joseph, dopo la laurea in medicina a Glasgow si interessò ben presto alle spedizioni naturalistiche. Partecipò, in qualità di medico di bordo, alla spedizione di James Clark Ross in Antartide, a bordo della celebre nave Erebus. Nel 1847 gli venne commissionato l’incarico da suo padre, ai tempi a capo dei celebri Kew Gardens di Londra, di studiare e raccogliere campioni botanici in India e in Himalaya. Seguirono negli anni altri viaggi in Australia e Nuova Zelanda, in Palestina, Marocco e negli Stati Uniti occidentali. Hooker divenne direttore degli stessi Kew Gardens alla morte del padre, nel 1865. Studiò e descrisse migliaia di piante e descrisse con attenzione le associazioni vegetali e la distribuzione delle specie a seconda del clima.
È facile capire perché Hooker abbracciò in toto la teoria di Darwin dell’evoluzione per selezione naturale: per lui, come abbiamo visto, il mondo vegetale era un terreno di competizione tra specie diverse, in costante lotta per accaparrarsi terreno, luce e gli ambienti migliori dove svilupparsi e crescere. I più forti avevano la meglio sui più deboli, e come risultato di questa continua ostilità solo gli esemplari più adatti a sopravvivere trasmettevano le loro caratteristiche alla progenie.
Hooker però ebbe un altro grande talento, ossia quello di comprendere il potenziale utilizzo umano di molte piante selvatiche. Fu lui a suggerire l’introduzione della palma da olio in Australia e India, l’importazione della noce macadamia dall’Australia al Sud Africa, dell’albero della gomma dalle foreste del Brasile alla Malesia. Di certo oggi si presta molta più attenzione ai possibili effetti dell’introduzione di specie alloctone in ambienti nuovi, ma per i tempi tali intuizioni comunque rivelavano una grande comprensione del potenziale di queste varietà vegetali. In ogni caso, fu lo stesso Hooker tra i primi a far notare i potenziali rischi provenienti dall’introduzione di alcune specie esotiche in habitat diversi dal loro naturale areale di distribuzione.
Il botanico fu inoltre il primo a introdurre i rododendri in Inghilterra. Hooker fu tra i primi uomini occidentali a vedere la fioritura di queste piante affascinanti nel loro ambiente naturale, in Nepal e nel Sikkim, un territorio indiano dell’Himalaya. Gli esemplari che il botanico portò a Kew ottennero un enorme successo di pubblico, e vennero ben presto venduti i semi per la semina nei giardini privati. In breve tempo scoppiò un’autentica “rododendromania” in tutta l’Inghilterra: si stima che dal 1851 al 1871 nella nazione venne spesa una cifra equivalente all’intero debito pubblico unicamente per l’acquisto delle piante di rododendro. Stando alle cronache del tempo, verso la fine degli anni ’80 del XIX secolo, la stragrande maggioranza dei rododendri che popolavano i giardini inglesi erano discendenti di quel primo gruppo di esemplari originari del Sikkim, introdotti originariamente da Hooker.
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