Oramai, lo abbiamo capito: le piante sono essenziali. Ma fino a che punto questa collettiva e, sembra, condivisa consapevolezza avrà un risvolto attivo nella vita di ciascuno?
Ognuno di noi è chiamato a proporre il proprio contributo; ognuno di noi ha il dovere di proteggere questo meraviglioso giardino in cui abitiamo; ed ognuno lo faccia secondo le proprie possibilità e con i mezzi che gli sono più consoni.
C’è chi, come Stefano Mancuso, studia la natura, la vive, si impegna per essa, ed egli accosta la scienza all’arte della scrittura, come un moderno Galileo, per diffondere in modo capillare l’importanza delle piante.
E Mancuso scrive con chiarezza, precisione, vivacità e con molte prove a favore della fauna.
In particolare, vorrei citare la Carta dei diritti delle piante, presente in un suo ultimo libro, La nazione delle piante. Nella fattispecie, soffermiamoci su due punti che catturano l’attenzione:
art. 1 La Terra è la casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente.
art. 4 La Nazione delle Piante rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni.
In una società dove ognuno guarda al proprio cortile (magari guardasse al proprio giardino curando le piante!!!), dove il progresso è inteso come “prima io e dopo tu”, queste poche parole ci ricordano che probabilmente la rotta da prendere è un’altra. Essa è già tracciata: possibile che non la vediamo? E non è questa l’unica sede in cui Mancuso ricorda, esplicitamente e non, quanto l’essere umano debba prendere come esempio le nostre care piante.
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