I piccoli Comuni possono diventare capofila della lotta all’emergenza climatica, mettendo in atto pratiche sostenibili e innescando un circolo virtuoso, una vera e propria rivoluzione verde.
Sempre più spesso, infatti, si parla di emergenza climatica: ma cosa possono fare – nel concreto – le istituzioni locali per cambiare le cose?
Le buone pratiche
Greenpeace ha stilato un elenco di provvedimenti che ogni amministrazione comunale o regionale dovrebbe adottare immediatamente.
Smettere di alimentare i cambiamenti climatici
Sembra l’assunto più banale, ma è anche quello, forse, più difficile da realizzare.
Limitare o azzerare il consumo di carne avrebbe effetti positivi sul clima: «Pensate a quanta carne “a basso costo” viene servita nelle scuole, negli uffici e nelle mense pubbliche – spiega Greenpeace –. Ma il costo, in realtà, basso non è: la carne che arriva da allevamenti intensivi spesso deriva dalla deforestazione: ettari su ettari di foresta che vengono rasi al suolo per fare spazio al pascolo o a coltivazioni di mangimi per animali. Senza contare le “emissioni” di questi animali che, oltre a produrre metano, un potente gas serra, inquinano aria e acqua».
Fermare l’usa e getta e il consumo sfrenato
Nelle mense comunali e regionali, negli uffici, nelle strutture pubbliche bisogna smettere di utilizzare plastica usa e getta e sostituirla con materiali riutilizzabili.
Allo stesso modo, per l’uso di carta bisogna privilegiare il riuso e poi l’acquisto di carta 100% riciclata.
Diventare produttori di energia pulita
Gli edifici di proprietà pubblica sono potenziali fonti di energia e devono essere sfruttati, installando – laddove possibile – pannelli solari sui tetti degli edifici o coperture fotovoltaiche sui parcheggi.
Basta combustibili fossili per l’elettricità
I Comuni e Regioni dovrebbero impegnarsi a cancellare contratti di fornitura con aziende che non abbiano un mix di produzione 100% rinnovabile.
Intervenire sulla povertà energetica
In questo caso, un esempio virtuoso arriva dal Comune di Porto Torres e dalla Regione Puglia, che hanno deliberato che i cittadini in “povertà energetica” – vale a dire coloro i quali faticano a pagare la bolletta – non ricevano dei sussidi, ma invece dei pannelli fotovoltaici, grazie ai quali la bolletta elettrica diventa molto meno costosa.
L’energia in surplus prodotta dai pannelli, cioè quella che queste persone non utilizzano direttamente, inoltre, resta di proprietà dell’ente pubblico che la rivende ed è così in grado di rifinanziare lo stesso sistema per altre case e persone in difficoltà, attivando un circolo virtuoso sia da un punto di vista sociale, sia ambientale.
Diventare efficienti
Cosa significa essere efficienti? Vuol dire consumare meno e – di conseguenza – spendere meno. «Il potenziale di efficienza energetica in Italia è alto e le strutture comunali e regionali ne sono degli esempi lampanti – spiega Greenpeace –. Rifare il cappotto termico agli edifici, cambiare gli infissi per evitare dispersione di calore, sostituire l’illuminazione in favore di lampade a led sono tutti provvedimenti che porterebbero un risparmio costante nelle tasche del Comune, oltre che un beneficio in termini di emissioni».
Intervenire sulla mobilità
Che senso ha prendere i trasporti pubblici se i mezzi sono vecchi e inquinanti?
«I comuni dovrebbero rivoluzionare la flotta comunale e i trasporti – conclude Greenpeace –. Ma tutto questo deve naturalmente inserirsi in un piano dei trasporti che renda marginale l’uso dell’auto privata, incentivando invece l’uso dei mezzi pubblici e della mobilità pedonale e ciclabile».
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