a un amico tanto spassoso quanto fragile
Era una mattina d’inverno, c’era un bel sole e la neve era perfetta.
Edo e Vera, assieme a tanti altri bambini della loro età, avevano appena cominciato la lezione di sci. O almeno così sembrava loro, dato che nessuno dei due aveva ancora preso l’abitudine di portare l’orologio. Di solito durava tutta la mattina, per quattro ore, dalle 8 alle 12. Quel giorno invece, dopo qualche esercizio e qualche pista, il maestro li aveva portati giù alla base, davanti alla Scuola, si era tolto gli sci e aveva pregato i bambini di attenderlo fuori. Evidentemente doveva essere successo qualcosa d’importante, dato che il maestro (un atletico signore sui cinquant’anni, capelli biondi raccolti in un codino, volto abbronzato e solcato da profonde rughe da montanaro d.o.c.) era una persona serissima che dava poca confidenza ai suoi allievi, se non al gruppo di quelli più bravi, di cui né Vera né Edo facevano parte.
Dopo una decina di minuti d’ attesa e un certo numero di andirivieni di personale della Scuola, Vera prese il coraggio di chiedere al maestro (il cui aspetto “alternativo” le incuteva sicuramente un certo timore!) : «ma è finita la lezione?»- ed il maestro rispose – «sì, sì, ceeerto! œeeh!!!».
Otto anni, niente orologio… la risposta era chiara: la lezione era conclusa.
I due bambini si guardarono in faccia un po’ stupiti, si tolsero gli sci e, dato che i loro genitori sarebbero venuti a prenderli a mezzogiorno, decisero di chiudersi in un bar e di spendere tutti i loro averi in hot dog e torta di mele; e così fu.
Mangiando e scherzando il tempo passava ma dei genitori non c’era traccia, finché un rumore forte ed ovattato distrasse i due ignari abboffini dai loro panini: era il rumore delle pale dell’elicottero del Soccorso Alpino che stava per decollare. Come perdersi un simile spettacolo! I due bambini corsero finalmente fuori dal loro rifugio per ammirare la scena del decollo e, magari, informarsi sui malcapitati dispersi, probabilmente caduti in qualche burrone tra le piste.
Ma una volta usciti sul piazzale Edo e Vera videro, di spalle, le loro mamme che, abbracciate di fronte all’elicottero, piangevano sostenendosi l’un l’altra. Il pensiero corse veloce, ma non come l’adrenalina, giù per la schiena: CERCANO NOI! -«Mamma, mamma siamo quiiiii!! Eravamo al bar!»
Altrettanto velocemente, se non di più, le due distinte signore mutarono la loro disperazione in furore materno e partirono, rispettivamente e nell’ordine: una memorabile sculacciata pubblica per Vera e due ceffoni di dritto e rovescio per Edo.
Le spiegazioni vennero dopo: l’interruzione della lezione era soltanto un problema amministrativo. Il gruppo era ripartito e solo dopo un’oretta il maestro aveva notato l’assenza dei due bambini, deducendo che si fossero persi o fossero finiti nei guai.
Comunque l’elicottero non decollò e una mattinata indimenticabile come quella valse bene qualche schiaffone!
Ricetta per una torta di mele a prova di schiaffi
Ingredienti
Occorrente per 6/8 persone (stampo da 22 cm di diametro):
3 mele Golden;
100 gr. di burro;
200 gr. di zucchero;
3 uova;
150 gr. di farina 00;
1 cucchiaio di lievito in polvere;
una terrina;
una tortiera media.
Preparazione
Sbucciate le mele e tagliatele a fettine.
Sciogliete il burro a bagnomaria nella tortiera, cospargete con 100 gr di zucchero e su questo preparato disponete le mele a fette.
Nella terrina lavorate i 3 tuorli d’uovo con i restanti 100 gr. di zucchero e aggiungete, a poco a poco, la farina e il lievito fino a ottenere un impasto consistente, ma sciolto.
Montate le chiare a neve, aggiungetele all’impasto e versate il tutto nella tortiera.
Preriscaldate il forno a 150° C, infornate e cuocete fino a doratura della torta (circa 30ʹ).
Capovolgete sul piatto di portata e fate raffreddare prima di servire.
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