Sono lontani dai centri delle città e dai grossi centri abitati, nascosti agli occhi degli abitanti. Eppure, per alcuni cittadini gli allevamenti intensivi sono una realtà con la quale devono convivere quotidianamente.
Abitare in prossimità degli allevamenti
Vivere a vicino agli allevamenti intensivi non è affatto facile, come mostra la recente inchiesta condotta da Greenpeace.
«Abbiamo girato 4 diverse Province dell’Italia settentrionale raccogliendo foto e video di questi enormi impianti e delle aree circostanti per documentarne gli impatti ambientali. Non abbiamo visitato gli interni, ma siamo rimasti comunque impressionati da quanto visibile da fuori e, soprattutto, dall’alto: vere e proprie cittadelle, a volte più vaste dei centri abitati limitrofi, dove vivono migliaia e migliaia di animali rinchiusi in lunghi capannoni: da un lato gli altissimi silos dei mangimi, dall’altro le vasche di liquame, vaste anche come campi da calcio» racconta Greenpeace.
Quali danni per ambiente e cittadini
Uno dei rischi maggiori per chi vive accanto agli allevamenti è rappresentato proprio dallo sversamento di liquami. «Spesso questi scarti non vengono gestiti correttamente e vengono sversati nei campi o nei corsi d’acqua, trasformandosi in inquinanti per terra, acqua e aria e possono rappresentare un rischio per la salute – continua l’associazione –. Gli allevamenti intensivi sono quasi sempre chiusi, protetti da metri di mura e recinti. Sono spesso anonimi: dentro i loro capannoni potrebbe esserci qualsiasi cosa, se non fosse per i versi degli animali e l’odore acre che colpiscono quando ci si avvicina».
La nuova Politica Agricola Comune potrebbe cambiare le cose
Decidere di superare il sistema degli allevamenti intensivi e cambiare rotta è possibile, ma per farlo servono azioni concrete da parte dei Governi. «La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo è chiamata a decidere sui fondi da assegnare agli allevamenti intensivi nei prossimi anni. La Politica Agricola Comune (PAC) è una voce importante che rappresenta circa il 40% del bilancio annuale europeo e cittadini devono essere ascoltati» conclude Greenpeace.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com