Sul finire dell’inverno di alcuni anni fa mi sono recato a Kutno, in Polonia per fotografare le aquile di mare, da capanni allestiti allo scopo. Mi rendo conto che la situazione non è quella che crea particolari emozioni, perché il fotografo usufruisce di una struttura già predisposta. Niente a che vedere, per esempio, con gli appostamenti “fai da te”, dove il capanno lo collochi a tuo piacimento e in base alla tua esperienza. Le emozioni che regalano i capanni personali non hanno uguali, però devo dire che non mi è dispiaciuto arrivare a tu per tu con le aquile, anche se in una situazione agevolata. Purtroppo la presenza dei numerosissimi corvidi mi ha procurato qualche “stress” fotografico. Gazze, cornacchie e corvi imperiali, infatti, attirati dalla carne messa per le aquile, erano continuamente sulla scena, incuranti dei loro più grossi compagni di tavola. Addirittura i corvi si permettevano di disturbare le aquile di mare beccando loro la coda, quasi in segno di scherno. I rapaci non parevano affatto disturbati e ignoravano completamente gli screzi dei petulanti corvidi. Purtroppo in quella situazione di promiscuità non riuscivo a ottenere una foto d’azione senza che una gazza, una cornacchia o un corvo, non fosse sullo sfondo, di fianco o addirittura davanti alle aquile in lotta. Pensate che tra centinaia di scatti solo pochissimi sono risultati “puliti”.
La situazione di luce non è mai stata ottimale, per via di un cielo quasi sempre nuvoloso. È stato utile avere un’attrezzatura che permettesse di alzare gli ISO senza perdere troppa qualità. I tempi rapidi necessari per fermare le azioni delle aquile in lotta, infatti, si ottenevano solo alzando la sensibilità della fotocamera. Ho usato una reflex Nikon D3s e obiettivo 500 mm f/4; dati di scatto: 1/1000 sec, diaframma f/5,6, ISO 3200.
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