L’antilope saiga (Saiga tatarica) era pronta a scomparire per sempre dalla nostra vista, a causa del bracconaggio e delle ondate di malattie che l’avevano colpita, in Kazakistan, Mongolia, Russia e Uzbekistan nel 2003 era rimasto soltanto il 6% di questi ungulati dal singolare naso a proboscide.
Ma oggi, scienziati e conservazionisti sono pronti a festeggiare per la fantastica ripresa di questa specie. Sono molti gli animali che stanno rischiando l’estinzione negli ultimi anni, vedere un recupero così merita un grande riconoscimento.
Secondo le stime più recenti, in tutta l’Eurasia vivono 1,9 milioni di antilopi saiga. Così tante che l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) sta aggiornando lo status della Lista Rossa della specie da “in pericolo critico” a “quasi minacciata”.
«C’è così tanta preoccupazione e malinconia per la perdita di biodiversità, che non si presta molta attenzione ai successi della conservazione», dichiara E.J. Milner-Gulland, ricercatore presso l’Università di Oxford e cofondatore della Saiga Conservation Alliance con sede nel Regno Unito.
Il baratro della saiga
In molti sanno che in passato quest’antilope ha rischiato di precipitare nel vuoto, per colpa di svariati fattori, primo fra tutti per le corna (presenti solo nel maschio) richieste in Cina, Singapore, Vietnam e Malesia per venir utilizzate nella medicina tradizionale. L’alta domanda ha portato a un drammatico aumento della caccia a questo ungulato.
Anche le recinzioni lungo il confine tra Kazakistan e Uzbekistan hanno posto una barriera ostacolando la rotta migratoria della saiga, mentre lo sviluppo delle infrastrutture ha diminuito l’habitat dell’antilope. Infine, un ulteriore ignoto fattore ha trasformato un microbo presente in natura nel caratteristico naso della saiga in un agente patogeno virulento, provocando innumerevoli morti.
Un percorso di recupero
Gli sforzi durati ben 20 anni per proteggere la specie sono stati innumerevoli. L’antilope saiga ha un ruolo chiave nei territori dove vive, è un importante dispersore di semi e, grazie al pascolo, contribuisce alla biodiversità delle piante.
Già in età preistorica si aggirava per le regioni fredde dell’Asia e per l’Europa. Da allora moltissime cose sono naturalmente cambiate e, tra alti e bassi, si è assistito sfortunatamente a un tragico calo dei gruppi di questi animali.
Governi e ONG hanno portato avanti azioni mirate raccogliendo i frutti. Sono state introdotte misure antibracconaggio più incisive per prevenire la caccia alla saiga. La Saiga Conservation Alliance ha fornito finanziamenti per la benzina, le uniformi, le motociclette e i rifugi per i ranger che vivono nelle selvagge praterie. Gli agenti doganali hanno altresì perfezionato l’individuazione dei prodotti di saiga che lasciano il Paese nel giro del commercio illegale di fauna selvatica. Infine, sono state indicate diverse aree protette per un totale di quasi cinque milioni di ettari di habitat.
Grazie perciò, a strategie, sforzi di conservazione e lavoro di squadra, la popolazione di questo ungulato si può dire ripristinata e risollevata da sorti funeste.
Un vero trionfo, dunque, ma le antilopi sono animali molto vulnerabili e bisogna comunque continuare a mantenere alta la guardia.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com