Sono stati di recente resi noti i risultati di una ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale PeerJ, che ha per la prima volta esplorato la fauna presente nelle marine turistiche del Mediterraneo, per verificare la presenza di eventuali specie aliene.
A tale scopo, sono stati raccolti campioni da 34 località turistiche, tra le più popolari e frequentate da yacht e barche a vela, in 7 distinti Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum: Spagna, Francia, Italia, Malta, Grecia, Turchia e Cipro. I campioni sono stati raccolti nelle estati del 2015 e 2016, da moli, pontili, boe e cime. In 25 marine turistiche è stato inoltre possibile osservare e raccogliere campioni anche dalle imbarcazioni (sia locali, sia in visita) attraccate, al fine di verificare la presenza di organismi non nativi del Mediterraneo anche sullo scafo, l’elica, e il timone dei natanti.
Lo studio ha visto la partecipazione di numerosi biologi marini provenienti da vari Paesi Europei, esperti dei vari gruppi animali presenti nei campioni: dalle spugne ai molluschi, ai crostacei e ai meno noti, ma assai abbondanti, briozoi e tunicati.
I risultati della ricerca hanno rivelato che le marine turistiche Mediterranee sono effettivamente infestate da specie aliene, in numero e varietà ben oltre le aspettative iniziali, e originarie delle aree geografiche più disparate: Giappone, Australia, America Atlantica e Pacifica, e principalmente dal Mar Rosso. In particolare, sono state avvistate tre specie mai osservate prima d’ora nel Mediterraneo: due specie di crostacei e un picnogonide (o “ragno di mare”), che si vanno ad aggiungere all’elenco degli oltre 750 organismi alieni già segnalati nel nostro mare. Ma ancora più sorprendente è che in questa ricerca sono stati registrati oltre 50 nuovi rinvenimenti di specie aliene, ovvero specie già avvistate in Mediterraneo in precedenza, ma ora osservate per la prima volta in nuovi Paesi.
L’attenta analisi degli organismi incrostati sulle centinaia di imbarcazioni ispezionate nelle marine ha rivelato che anch’esse pullulano di specie aliene. E non sempre gli alieni presenti sulle barche sono gli stessi osservati nelle marine: in una ventina di casi, le barche portavano con sé specie non osservate nella marina di attracco, né mai segnalate prima d’ora in quel Paese.
I proprietari di barche a vela e yacht, quando intervistati, hanno spesso dimostrato di conoscere il problema delle specie aliene marine, ma associandolo a organismi vistosi, come meduse o pesci, e ignorando il fatto che altri alieni, di dimensioni più piccole ma in quantità anche molto elevate, si possono attaccare alla loro stessa barca e accompagnarli anche per lunghi tragitti.
Alcuni Paesi come l’Australia e l’Oceania stanno emettendo leggi per limitare l’accesso nei porti di imbarcazioni private che possono potenzialmente trasportare organismi marini alieni, respingendo quelle che presentano una chiglia visibilmente incrostata.
In Mediterraneo, invece, migliaia di natanti che se osservati sott’acqua sono dei veri e propri “acquari galleggianti”, circolano liberamente da una località all’altra, trasportando con sé una ricca comunità di specie potenzialmente nocive per la biodiversità locale.
L’accorgimento che ogni diportista dovrebbe adottare per evitare di rendersi responsabile dell’introduzione e diffusione di alieni potenzialmente pericolosi è la pulizia frequente di chiglia, elica, timone, deriva, da svolgersi preferibilmente fuori dall’acqua (in modo che gli organismi rimossi non vengano rilasciati in mare) e soprattutto in previsione di lunghi tragitti.
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