Airone guardabuoi e ibis sacro sono due specie “aliene”, ma possono considerarsi ormai naturalizzate? In un mondo globalizzato il concetto di specie aliena può assumere un significato molto incerto e aleatorio. Viene considerata come “aliena” una specie che si è insediata per varie ragioni in un determinato ecosistema, spesso in una regione biogeografica (paese o continente) diversa da quella originale; scientificamente queste specie vengono definite “alloctone”, mentre con il termine “autoctone”, di significato contrario, definiamo quelle specie che sono originarie del luogo.
Alcune di queste specie sono effettivamente “invasive” e possono proliferare danneggiando varie specie autoctone. Pensiamo ai vari gamberi di origine americana e turca (Procambarus, Orconectes, Astacus) che proliferano a scapito del nostro gambero d’acqua dolce (Austropotamobius pallipes italicus), o allo scoiattolo grigio della Carolina che sta soppiantando il nostro scoiattolo rosso.
La nutria di origine neotropicale (sudamericana) non ha nemici nei nostri ecosistemi quindi, essendo specie prolifica, si riproduce in modo abnorme e, distruggendo canneti e tipheti nelle paludi, danneggia i nostri ambienti umidi.
Molte sono le specie alloctone presenti nel nostro paese, che si possono elencare (pappagalli, tartarughe, varie specie di pesci per non parlare degli invertebrati) tutti o quasi spesso irresponsabilmente introdotte dall’uomo per fini lucrativi o accidentalmente liberate per superficialità o ignoranza.
Aliene ma innocue
Eppure ci sono specie aliene che fortunatamente non hanno arrecato gravi problemi ai nostri ecosistemi. Per esempio non molti di noi sanno che i fagiani sono originari dell’Asia, i conigli selvatici del Nord Africa e della penisola iberica, le minilepri (Sylvilagus floridanus) del Nordamerica e che alcune pernici provengono dal Medio Oriente. Sono stati introdotti nel nostro Paese per scopi venatori o alimentari, e dunque sono specie alloctone, come probabilmente lo è il daino, originario dell’Anatolia e del Medio oriente ma introdotto in Europa forse già durante l’impero Romano e come forse la comune carpa.
Molte di queste specie vengono ormai considerate “naturalizzate”, vale a dire che si sono inserite nella nuova area senza arrecare danno ad altre specie, né provocare alterazioni all’ambiente naturale.
Alcune hanno varcato i confini della loro originale area di distribuzione giungendo da noi in modo assolutamente autonomo, per un naturale fenomeno di espansione del proprio areale, come è successo per esempio per la tortora dal collare orientale e per l’airone guardabuoi.
Queste “invasioni” vengono anche favorite dal riscaldamento climatico che ha reso idonee all’insediamento di specie tropicali alcune zone che prima non erano climaticamente adatte alla loro sopravvivenza. Per quanto riguarda invece l’ibis sacro la questione è controversa.
Airone guardabuoi
(Bubulcus ibis) – Ord. Pelecaniformes – Fam. Ardeaidae
Originario dell’Africa, di parte dell’Asia e della Penisola Iberica meridionale, è oggi considerata una specie cosmopolita poiché dall’Africa è giunto spontaneamente in Sud America alla fine del 1800, ha iniziato a nidificare in Nord America nel 1952-53 e quindi, partendo dall’Asia, ha colonizzato anche l’Australia settentrionale.
Ho avuto occasione di vedere i miei primi guardabuoi visitando alcuni parchi del Kenya (Masai Mara, Samburu, Nakuru ecc) quando ancora non era comune nella Pianura Padana. Seguivano, come dice il loro nome, i branchi di Bufali e gli zebù dei Masai, ma anche di elefanti e altri grossi erbivori, catturando insetti ed altri animaletti che il passaggio delle mandrie faceva alzare dall’erba alta.
Li rividi qualche anno dopo a metà degli anni ‘70, recandomi nel Parco francese della Camargue (nel delta del fiume Rodano) dove erano giunti espandendo il loro areale; stavano posati sulla groppa dei tori neri da corrida e dei cavalli bianchi, che vivono allo stato brado in questa bellissima regione.
Il primo caso di nidificazione nel nostro Paese è stato segnalato in Sardegna nel 1985 a partire da 1-2 coppie (Grussu e Secci, 1985, 1986). La popolazione più numerosa risiede oggi nello Stagno di Molentargius Is Arenas, (Cagliari) con circa 80 coppie (2010).
Oggi i bianchi guardabuoi sono una presenza comune e bene accolta nella pianura padana, si riproducono in gran numero in molte garzaie e li si vede comunemente seguire i trattori che, con le lame dei moderni aratri, tagliano le zolle dei campi; oppure li vediamo accompagnare le greggi di ovini mentre attraversano la pianura durante la transumanza.
Ibis sacro o egiziano
(Threskiornis aethiopicus) – Ord. Pelecaniformes – Fam. Threskiornitides
La comparsa sul nostro territorio dell’ibis sacro o egiziano presenta un’origine poco chiara. Si tratta di una specie di origine Afrotropicale (Africa subsahariana) ma presente anche in Iraq e anticamente anche in tutto l’antico Egitto probabilmente lungo il corso del Nilo. La sua immagine si ritrova tra gli dei della religione egiziana, il dio Thoth o Toht era infatti rappresentato con la testa di Ibis (a volte come un babbuino) e negli scavi si sono ritrovati quasi sei milioni di ibis mummificati, frutto di doni sacrificali al Dio. Pare sia scomparso dall’Egitto durante il XIX secolo.
Ebbi modo di osservare e fotografare questa specie sulle rive e tra i papireti del Lago Naivasha in Kenya e particolarmente nel Crescent island Sanctuary birds, insieme a moltissime altre specie di uccelli acquatici, dai martin pescatori nani ai cormorani, fino ai grossi pellicani e agli aironi Goliath.
Anni dopo lavorando nel vercellese come consulente per un progetto presso il Parco Naturale delle Lame del Sesia, con mia grande sorpresa, venni a sapere dai guardaparco che tenevano sotto controllo le garzaie sull’Isolone di Oldenico che, nel 1989 una o due coppe di ibis sacro si erano riprodotte insieme agli aironi; dopo pochi anni i nidi erano una trentina e nel 2015 l’ibis era presente in una decina di garzaie piemontesi. Non si seppe mai da dove provenissero le prime coppie di Oldenico anche se, si apprese in seguito, che esemplari di questa specie, provenienti da parchi zoologici si stavano riproducendo dal 1990 sulle coste atlantiche della Francia e che nei primi anni ’90 una colonia aveva iniziato a riprodursi presso l’area faunistica del parco zoologico delle Cornelle (Valbrembo – Bg).
Un progetto dell’ISPRA per la gestione dell’ibis sacro ne ha analizzato la situazione in Italia poiché, secondo una convenzione europea, questa specie viene considerata come “esotica invasiva”; ha già colonizzato sette stati europei ed in tre di questi (Francia, Estonia, Italia) ha mostrato segni di invasività. Nel parco andaluso del Coto de Doñana e nelle Everglades della Florida la specie è state eradicata abbattendo tutti gli esemplari , staremo a vedere quali soluzioni verranno adottate da noi… ai posteri l’ardua sentenza.
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