Si parla sempre più spesso di specie aliene, ovvero quegli organismi che giungono sul nostro territorio da altre aree d’origine autonomamente o perché rilasciate dall’uomo, in modo volontario o accidentale. Alcune di queste spesso si insediano con successo e si diffondono rapidamente, causando in molti casi gravi danni alle specie autoctone con le quali entrano in forte competizione, ma anche agli ecosistemi e alla biodiversità. Queste specie sono definite “Specie aliene invasive” o IAS (Invasive Alien Species).
Per individuare politiche e misure – a scala regionale – utili ad affrontare la sfida relativa al monitoraggio, gestione e controllo delle specie alloctone invasive, è nato il progetto europeo INVALIS (INTERREG EUROPE 2017), a cui partecipa per l’Italia la Fondazione Lombardia per l’Ambiente (FLA).
Il progetto “Protecting European Biodiversity from Invasive Alien Species” opera in quattro ambiti:
- una migliore conoscenza della vulnerabilità degli ecosistemi alle invasioni biologiche e alla distribuzione delle specie;
- l’aumento della consapevolezza relativa ai rischi ambientali e socio-economici conseguenti alla presenza delle specie alloctone invasive (altresì dipendenti dai fattori climatici);
- l’aumento della cooperazione tra autorità pubbliche e stakeholders chiave per la implementazione delle misure relative alle specie alloctone invasive;
- il riconoscimento e la gestione dei conflitti di interesse.
Nel corso del 2° Regional Meeting del progetto, tenutosi lo scorso maggio a Milano, presso palazzo Lombardia, sono state trattate tematiche relative alle buone pratiche di gestione delle specie aliene in Lombardia. Durante l’incontro, i relatori invitati hanno illustrato alcuni casi di studio sull’eradicazione, il controllo e la mitigazione dell’impatto delle specie aliene invasive in Lombardia. Particolare attenzione è stata data alla crescente consapevolezza del rischio derivante dall’introduzione degli IAS, dei loro impatti correlati sul sistema socio-economico e dell’importanza della cooperazione tra le istituzioni e le parti interessate.
L’aeroporto di Orio al Serio
La prima buona pratica vede uniti Regione Lombardia e le Università di Pavia, Milano e Insubria, in sinergia con le Forze Armate, che presso l’Aeroporto di Orio al Serio stanno portando avanti – nell’ambito del progetto LIFE GESTIRE 2020 – attività volte a contrastare l’ingresso in Italia di specie aliene invasive attraverso quest’aerostazione, la terza più trafficata del paese. Le attività consistono nell’aumentare la consapevolezza nei passeggeri sui problemi causati dalle IAS, informando i viaggiatori dei rischi collegati al trasporto di specie aliene invasive e di come ognuno di noi può contribuire nel prevenire il rischio di nuovi arrivi di organismi invasivi durante il viaggio. Sempre all’aeroporto di Orio al Serio vengono organizzati corsi di formazione per il personale dell’aeroporto incentrati su questa problematica e sarà presto istituito un punto di controllo di diagnosi precoce nei confronti delle IAS.
Scoiattolo grigio
Il secondo intervento è stato tenuto da Francesco Bisi (Università dell’Insubria) e ha riguardato le azioni contro lo scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis) realizzate in Italia. Introdotto in Piemonte nel l948 e in Liguria nel 1966 a scopo ornamentale, lo scoiattolo grigio americano ora è diffuso nella maggior parte delle regioni settentrionali d’Italia e causa la progressiva scomparsa dell’autoctono scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris). È stata sottolineata la necessità di un’azione rapida di contrasto, evidenziando che l’eradicazione di questa specie ha senso solo se l’intervento avviene non appena ne viene rilevata la presenza ed è costantemente ripetuto per un lungo periodo. Laddove, invece, la specie è presente da molto tempo e ha raggiunto abbondanti quantità, la sua eradicazione non è più fattibile.
In Lombardia, la gestione dello scoiattolo grigio è effettuata dal progetto LIFE GESTIRE 2020. Nelle aree in cui lo scoiattolo alloctono è stato prontamente rimosso prima di raggiungere alte densità, lo scoiattolo rosso è stato in grado di ricolonizzare i propri territori. Invece, in altre aree in cui non sono state eseguite azioni, come in Piemonte, lo scoiattolo grigio è diventato talmente abbondante da causare la quasti scomparsa dello scoiattolo rosso. Al contrario, in Umbria, la rapida azione intrapresa ha permesso l’eradicazione quasi totale dello scoiattolo grigio, preservando così efficacemente la biodiversità locale.
Tartarughe palustri
Vincenzo Ferri (WWF Italia) ha tenuto un intervento sulla gestione delle tartarughe palustri esotiche (Trachemys spp), sottolineando l’importanza di sensibilizzare i cittadini sui pericoli e gli impatti di questi rettili, in particolare di quelle specie considerate animali da compagnia. La tartaruga dalle orecchie rosse è un tipico esempio. La maggior parte delle persone non si rende conto dell’impatto che queste tartarughe hanno sulla biodiversità e sulla salute umana quando vengono rilasciate in ambienti naturali: non solo con la loro presenza stanno soppiantando Emys orbicularis – la specie autoctona – ma costituiscono un potenziale veicolo della Salmonellosi.
Per quanto riguarda le specie di testuggini palustri esotiche, il decreto 230/17 impone di dichiarare il possesso entro la fine di agosto 2019 e il divieto di abbandono. Secondo il WWF ITALIA, in Italia ci sono più di 30.000 esemplari di Trachemys spp. (20.000 esemplari liberi in natura e 10.000 esemplari appartenenti a cittadini); in Lombardia, solo 600 cittadini hanno fatto le autodichiarazioni di possesso finora. Secondo Ferri, la sfida attuale è quella di passare dalla cultura prevalente dell’abbandono all’accettazione di una dichiarazione ufficiale di possesso che è possibile solo attraverso l’aumento della conoscenza e della consapevolezza del rischio rappresentato da questa specie aliena.
In Lombardia, il WWF Italia è uno dei partner del progetto LIFE GESTIRE 2020 e le azioni previste contro Trachemys spp. sono:
– aumentare la consapevolezza dell’impatto che queste specie invasive producono se rilasciate nell’ambiente naturale
– elaborare orientamenti specifici per il mantenimento degli esemplari in cattività
– proporre soluzioni gestionali, come l’uso di bacini isolati artificiali in cui i cittadini possano portare i loro Trachemys spp. una volta che non possano più tenerle con sé.
Tenendo conto di quest’ultimo punto, uno dei problemi principali è rappresentato dagli elevati costi di manutenzione di tali siti.
Pesce siluro
Cesare Puzzi (GRAIA srl) è intervenuto sul problema della gestione del pesce siluro (Silurus glanis) in Lombardia. Originaria dell’Europa orientale, questa specie rappresenta una delle principali minacce alla biodiversità ittica italiana.
Dal 2003, in Lombardia, sono stati realizzati vari progetti sulla gestione del pesce siluro, ma l’eradicazione e il controllo di questa specie è lungi dall’essere riuscita, almeno nella maggior parte dei casi. Tuttavia, la rimozione di esemplari dai fiumi lombardi, soprattutto nei bacini in cui sono previste reintroduzioni di specie autoctone, è considerata un’azione molto importante.
Infatti, negli ultimi anni, diversi progetti LIFE per la reintroduzione di specie autoctone sono stati realizzati in Lombardia e, in quasi tutti, era prevista l’eliminazione dei pesci siluro prima della reintroduzione della fauna autoctona al fine di limitarne l’impatto sulla popolazione reintrodotta.
Considerando l’alto impatto del pesce siluro, Puzzi ha suggerito che dovrebbe essere incluso nella lista nazionale delle specie pericolose.
Specie botaniche
Durante l’incontro si è parlato anche di buone pratiche per contrastare le specie botaniche invasive con gli interventi di Sandra Citterio (Università di Milano Bicocca) e Silvia Assini (Università di Pavia). In entrambi i casi è emerso che se l’ambiente è in buono stato di salute, le specie autoctone possono crescere con grande abbondanza e quindi la specie aliena non è in grado di occupare le nicchie ecologiche.
Il recupero delle cave
L’ultimo intervento ha riguardato l’opera di recupero ambientale delle cave Merlini. Il ripristino di un ecosistema è considerato una delle migliori pratiche contro le IAS e, in particolare, le cave sono ambienti che possono essere facilmente colonizzati dalle IAS se non vengono gestite con cautela.
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