«Svegliati Albi, che partiamo» così cominciavano le mie vacanze da bambina. Alle quattro della mattina mi precipitavo in bagno e dalla finestra al quinto piano osservavo le luci dell’alba, coloratissime, che svegliavano una Milano giugnina semi deserta esaltando la silhouette degli alberi, cosicché i giardinetti sottostanti mi sembravano già la foresta boreale! Piante, luci, odori diversi; questo era allora, ed è tutt’oggi, per me l’estate.
Non che si andasse lontano. La meta era sempre la stessa e niente a che vedere con i viaggi lunghi e sofisticati che si fanno oggi. Però era bello proprio perché si viaggiava di meno e quello lì, proprio quello lì, era” Il Viaggio”. Il viaggio (verso il mare) proseguiva con l’odore dell’asfalto “cattivo” che usavano allora, e con gli oleandri (Nerium oleander) fioriti – e per niente potati! – sullo spartitraffico dell’autostrada che, trascinati dallo spostamento d’aria delle automobili sulla corsia di sorpasso, danzavano inchinandosi e creavano un onda verde, rosa, bianca e rossa, come un balletto di benvenuto. L’ultima fase era il traghetto. L’odore del porto – del porto anni ’70, signori, niente di ecologico! Una puzza di alghe e pesce marcio, unito alla nafta delle navi, agli scarichi delle auto e condito sempre dallo stesso asfalto tossico menzionato prima, quello a grana grossa che se non stavi attento ti si appiccicava alla plastichina delle suole delle Espadrillas come niente! Sulla nave però ci si rifaceva! Il mare e, soprattutto, l’odore del mare! L’umidità salata che risale le narici e quando si raggiunge la costa dell’Isola, si mischia con il profumo dei cisti (Cistus sp.) e del lentisco (Pistacia lentiscus).
E poi, una volta arrivati, un tuffo nell’acqua salata per rinfrescarsi e, ancora bagnati, subito a tavola, sotto il pergolato di fiori viola e arancio di bougainvillea (Bougainvillea spectabilis) e bignonia (Bignonia sp.). Piatto unico (quando si è in tanti il cuoco deve cavarsela nella maniera più veloce!): pastasciutta con mondeghili (involtini di carne e prosciutto cotto, tipico piatto lombardo) e una montagna di verdure grigliate (zucchine, melanzane, peperoni, cipolle) freschissime e condite con fragranti erbe mediterranee, sale e pane sciocco (senza sale, tipico toscano). Quella sì che era cucina fusion! Vi assicuro, neanche la persona più attenta alla linea si sarebbe fatta sfiorare dall’idea di mettersi a dieta.
Pasta con i mondeghili
Ingredienti
Occorrente per 4 persone.
350 g pasta (a piacere)
Pomodori pelati o passata di pomodoro
1 dado da brodo di carne
Una cipolla bianca
Olio extra vergine
4 fettine sottili di manzo o di lonza di maiale
4 fette di prosciutto cotto (un po’ grassino, non magro!)
Foglie di salvia fresca
Basilico
Stuzzicadenti
Sale qb
Preparazione
Tagliate le fettine di carne e prosciutto in due (o più). Stratificate la carne, il prosciutto e una foglia di salvia per ultima, al centro; arrotolate e create tanti piccoli involtini non più lunghi di 3-4 cm, chiudendoli con uno stuzzicadenti per la longitudinale.
Soffriggete la cipolla in una padella con l’olio e fate rosolare gli involtini per non più di un minuto. Aggiungete poi il pomodoro e il dado a piacere. Portate a termine la cottura e aggiungete il basilico.
Cuocete la pasta al dente in acqua salata, scolate e condite con il sugo ottenuto, distribuendo gli involtini sopra alla pasta.
Un consiglio: mettete tanto pane in tavola!
Nota dell’autore: Quelle indicate nei miei racconti sono ricette di cucina vecchio stile: semplici, familiari, saporite e spesso molto caloriche. Sono una buona forchetta e su di me il cibo sortisce l’effetto di “curare l’anima”, soprattutto in momenti difficili. Per questo motivo ho deciso di renderle pubbliche e di raccontare un pezzetto delle storie abbinate a ciascuna, nella speranza che altre persone possano trarne gli stessi benefici che ne traggo io.
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