Il Parco Alpe Veglia-Devero è una vasta distesa di montagne che si snoda tra alpeggi, specchi d’acqua e zone umide particolarissime. Questo tratto del Parco nasconde piccole zone umide e torbiere di grande valore, rese ancora più preziose dalle belle vedute sulle montagne che le circondano.
L’area protetta
Il Parco, localizzato nell’estremo Nord del Piemonte nella Provincia di Verbano – Cusio – Ossola, occupa i grandi pascoli dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero.
Il paesaggio, modellato da generazioni di montanari che hanno tenuto a bada il bosco di larici e di abete, presenta i preziosi habitat aperti di quota, oggi attraversati da numerosi sentieri. Queste montagne tutelano anche diversi laghi e alcuni degli ecosistemi umidi più preziosi delle Alpi Occidentali.
5 specie da osservare
Rampichino alpestre
Piccolo e mimetico uccello dei boschi di montagna, caccia piccoli insetti e semi tra le cortecce. Risale la pianta disegnando una spirale, per poi passare all’albero successivo con un breve volo. Lungo l’itinerario si osserva sui tronchi dei vecchi larici.
Gentiana purpurea
Tipica genziana di alta quota, con fusto lungo anche 40 cm e fiori rosso scuro. È presente nelle Alpi Occidentali e Centrali, oltre che nell’Appenino del Nord, dove fiorisce tra luglio e agosto. Lungo l’itinerario si osserva nei prati attorno ai laghi presenti, dove il pascolo non è troppo intenso.
Erebia melampus
Le Erebia sono tra le farfalle simbolo delle alte quote, con più di trenta specie in Italia. Melampus è tipica del parco e delle Alpi Nord Occidentali. Ha una sola generazione annuale e si osserva a luglio e agosto nei pendii erbosi più esposti, come quelli sopra il villaggio di Crampiolo, fino a 2000 m.
Lucertola vivipara
Presente in tutto l’arco alpino, anche se molto più diffusa nelle Alpi Orientali, predilige i prati umidi vicino alle torbiere e i laghetti di quota, dove si incontra con il bel tempo da giugno a settembre compresi. Il suo nome è dovuto alla riproduzione ovovivipara di alcune popolazioni.
Nigritella nigra
Piccola orchidea di montagna dalla infiorescenza color vinaccia, alta al massimo 20 cm. È presente in tutto l’Arco alpino nei prati assolati oltre i 1000 m di quota. Lungo il sentiero si osserva sopra il Lago di Devero. Le piante fiorite da poco hanno profumo di vaniglia.
Torbiera, un luogo molto particolare
A prima vista sembra un qualunque prato umido di montagna. In realtà la torbiera è un habitat molto più particolare, in perenne trasformazione a causa dell’apporto di sedimenti dai corsi d’acqua.
Il suolo non è compatto e il piede affonda in una distesa di piante simili a muschi, gli sfagni, che rivestono completamente la superficie, soffice e spugnosa. Nei punti meglio illuminati fanno capolino le Drosera rotundifolia, piante carnivore che catturano piccoli insetti grazie a peduncoli adesivi di colore rosso che ornano le loro foglie.
La “torba” di cui si compongono gli stati più profondi è formata in massima parte dalla vegetazione morta ed è acida, imbevuta d’acqua e molto povera di ossigeno, quindi i processi di decomposizione sono estremamente lenti. Per questo le torbiere possono diventare archivi storici dei climi del passato, conservando pollini vecchi di molte migliaia di anni.
La torbiera più vasta e interessante presente lungo l’itinerario si trova sul sentiero principale di fianco al lago di Devero e si estende per poco più di un ettaro.
Il suo valore, ben evidenziato dai cartelli che la segnalano, è anche incrementato dalle vedute sulle montagne circostanti. Oltre al tritone alpino e alla rana temporaria, la torbiera è anche frequentata da libellule particolari quali Somatochlora alpestris e l’ancora più rara Leucorrhina dubia, legate a pochi ambienti umidi delle Alpi.
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