Tre mesi fa ho scelto di dare vita a questa carrellata di titoli che – seppure in modi diversi – hanno concorso a formare il mio interesse verso le questioni ambientali, l’ecologia e la natura. Sono partito con La vita agra di Luciano Bianciardi, uscito nel 1962, e ora vorrei concludere con Più lontano ancora (Farther away in lingua originale) di Jonathan Franzen, pubblicato mezzo secolo più tardi.
Sono ventuno riflessioni dello scrittore che tra l’altro è tornato da poco in libreria con La fine della fine della terra. In questo suo ultimo lavoro prende le distanze da quella che ha definito “mistica ecologica del futuro”. «Restano solo dieci anni per salvare il pianeta… Ma lo dicevano anche nel 2005 e nel 1995», fa notare Franzen, che non è nuovo a provocazioni.
Anche in Più lontano ancora non esita a esprimere opinioni scomode. Nel capitolo introduttivo, Il dolore non vi ucciderà, racconta della sua trasformazione da ambientalista rabbioso e disperato a birdwatcher e di come questa passione gli abbia restituito serenità: «Poi, però, mi capitò una cosa strana. È una storia lunga, ma in pratica mi innamorai degli uccelli. Non cedetti senza opporre resistenza, perché essere birdwatcher è una cosa da sfigati, perché tutto ciò che rivela una passione autentica è per definizione una cosa da sfigati. Eppure a poco a poco, mio malgrado, la coltivai (…) ogni volta che guardavo un uccello, qualsiasi uccello, anche un piccione o un passero, il mio cuore traboccava d’amore».
La passione per il mondo alato anima anche un altro brano dello stesso libro, Cieli silenziosi. A un certo punto della sua vita Franzen venne nel Mediterraneo per intervistare cacciatori e bracconieri: «L’Italia è una lunga forca caudina per i migratori alati». Il capitolo si chiude con il pellegrinaggio ad Assisi e questa intrigante riflessione: «Ho l’impressione che, se gli uccelli selvatici sopravvivranno nell’Europa moderna, lo faranno alla maniera di quei piccoli, antichi edifici francescani, riparati dalla strutture di una Chiesa vanagloriosa e potente: come amate eccezioni alla regola».
Mi pare un passaggio semplicemente meraviglioso, degno di una grande scrittore quale è Franzen. Ovunque servono “amate eccezioni alla regola”, anche tra gli ecologisti. Sono tali, per esempio, coloro che rifiutano e combattono l’ambientalismo millenarista.
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