In questo viaggio fra i libri che hanno concorso alla mia “educazione ecologista” ho parlato finora solo di autori italiani: Luciano Bianciardi, Italo Calvino, Fulco Pratesi, Antonio Cederna.
Gettando lo sguardo oltre i confini nazionali, il primo nome che mi viene in mente è quello di Konrad Lorenz. Il padre della moderna etologia scientifica non è stato solo un grande studioso, ma anche un superbo divulgatore delle sue scoperte.
Il suo libro più popolare è L’anello di Re Salomone. Qui Lorenz racconta, con un linguaggio chiaro e avvincente, le ricerche condotte sul comportamento animale, in particolare l’esperienza d’imprinting con la celeberrima oca Martina.
L’opera che ha esercitato su di me un fascino particolare è però Dialoghi con l’oca selvatica, pubblicata da Arnoldo Mondadori nel 1979. Ancora oggi si trova facilmente sia fra le bancarelle dell’usato sia online.
«Questo non è un libro scientifico», si affretta a precisare l’autore fin dalla prima riga della prefazione. «Posso dire che è nato dalla gioia che mi procura l’osservazione di animali viventi».
Il racconto degli studi sulla vita sociale dell’oca selvatica è accompagnato dalle bellissime fotografie dei coniugi Sybille e Klaus Kalas, entrambi assistenti di Lorenz. Alcuni scatti sono entrati nella storia della divulgazione scientifica, trasformandosi in autentiche icone dell’amore e della passione per gli animali.
A chi è rivolto questo libro? Lo spiega bene l’autore stesso. «Una gran parte dell’umanità civilizzata ha perso oggi ogni contatto con la natura: la maggior parte delle persone durante la vita quotidiana ha a che fare con cose inanimate, costruite dall’uomo, e non sa più capire e frequentare gli esseri viventi».
Computer, smartphone e tablet dovevano ancora invadere la nostra esistenza. L’alienazione tecnologica era un male ancora sconosciuto.
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