Ci si interroga da tempo sull’attualità di certe fiabe cosparse di ambientazioni tenebrose, fatti sanguinari, foreste impraticabili, popolate da streghe arcigne e cattive, lupi e altri mostri voraci. Senza nulla togliere al valore culturale di celebri opere, come ad esempio quelle dei fratelli Grimm, dichiarate addirittura Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, oggi s’impongono nuove considerazioni.
I Grimm hanno l’indiscusso merito di avere fissato su carta una cultura millenaria tramandata di bocca in bocca. Tuttavia ai giorni nostri paiono evidenti un paio di questioni: la prima è che quei racconti intrisi di credenze e superstizioni non erano, almeno inizialmente, destinate solo ai bambini; la seconda è che negli ultimi decenni è stata impressa un’accelerazione verso nuovi valori e aspirazioni.
Negli anni Settanta si manifestò una specie di ostracismo ideologico verso le fiabe. Oggi, invece, esse hanno riacquistato il loro valore centrale nella formazione infantile poiché unanimemente è stato riconosciuto che stimolano l’immaginazione. Resta tuttavia aperta una questione: la lettura di storie crudeli e ansiogene è giusta o contiene controindicazioni?
Mentre psicologi e pedagoghi si confrontano attorno al tema, c’è chi ha scelto di percorrere vie alternative. Terra Nuova edizioni ha recentemente pubblicato nella collana dedicata ai più piccoli, Il Lupo vegetariano e i 7 capretti, scritto e illustrato da Francesca Pirrone rivisitando uno dei classici dei fratelli Grimm con un finale a sorpresa. In sostanza il famelico lupo non mangia i sette capretti e non c’è dunque neppure la danza macabra attorno al suo cadavere. Mamma capra, grazie a un geniale espediente, convince il lupo a mangiare verdura invece di capretti. La scena finale del libro mostra tutti i protagonisti gomito a gomito amabilmente a tavola.
Gli animalisti e i vegetariani esultano, qualcuno resterà perplesso. Ma se proviamo a giudicare la prova non col metro delle nostre convinzioni, ma solo col buon senso, ci renderemo conto che l’autrice ci rivolge un invito ancora più profondo: provare a immaginare ciò che finora non si è mai riusciti neppure a immaginare. In fondo i sogni nascono solo in questo modo. E nei sogni maturano i cambiamenti. Magari verso relazioni migliori.
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