Continuiamo a perdere tempo. Tutti – governanti, imprese, cittadini – sottovalutiamo clamorosamente i rischi del cambiamento climatico. Anziché mobilitare ogni risorsa disponibile verso il solo obiettivo che potrebbe salvarci, ossia costruire un’economia a emissioni zero, avanziamo spavaldi verso il baratro.
Il risultato è che, come ammoniscono da anni molti scienziati, le emissioni di anidride carbonica non si arrestano. Presto o tardi il riscaldamento globale innescherà alterazioni fatali dell’ecosistema planetario. A collassare sarà la civiltà umana, la Terra resisterà. Certo, anch’essa subirà profonde trasformazioni, dall’Artico alla Barriera corallina, ma sopravvivrà.
«Si ammette che le cose possano cominciare prima, ma non che possano finire dopo di noi», scrive Guido Morselli nel suo ultimo romanzo, Dissipatio H.G., terminato pochi mesi prima di togliersi la vita e pubblicato postumo da Adelphi nel 1977.
Il protagonista medita il suicidio, ma infine rinuncia. Subito dopo si rende conto di essere rimasto solo sulla Terra. Il genere umano si è dissolto. Si danna, vaga inquieto alla ricerca di suoi simili, finché si rassegna. «Del resto ho notato qualche altro segno di buon auspicio: gli uccelli fanno un baccano indiavolato, si sono moltiplicati. Sono ricomparsi molto numerosi, con mio piacere perché li ho sempre apprezzati, in senso musicale, i notturni. Le strigi, i gufi, gli allocchi, e le civette, s’intende.
L’istinto li avverte di una novità in cui certo non speravano; il grande Nemico si e ritirato. Non ci sono più fumi nell’aria, a terra non ci sono più puzzi e frastuoni. (O genti, volevate lottare contro l’inquinamento? Semplice: bastava eliminare la razza inquinante) […] Andiamo, sapienti e presuntuosi, vi davate troppa importanza. Il mondo non è mai stato così vivo, come oggi che una certa razza di bipedi ha smesso di frequentarlo. Non è mai stato così pulito, luccicante, allegro».
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