Popolazioni diverse, che vivono nello stesso luogo, possono mostrare età biologiche differenti. Una disparità di invecchiamento che dipende da un’intricata rete di fattori genetici, culturali, sociali, ecologici e ambientali, come rivela lo studio guidato da ricercatori dell’Università di Bologna e pubblicato sulla rivista Evolution, Medicine, & Public Health, dal titolo “Epigenetic aging differences between Wichí and Criollos from Argentina: Insights from genomic history and ecology”.
L’invecchiamento della popolazione a livello globale sta rendendo la misura dell’età biologica – lo stato e la velocità del processo di invecchiamento dell’organismo – un elemento fondamentale per la prevenzione e la cura di molte malattie croniche. Tra gli strumenti più innovativi per determinarla ci sono gli “orologi epigenetici”, tecniche di analisi che permettono di distinguere l’età cronologica da quella biologica di un individuo.
I ricercatori le hanno impiegate per analizzare le differenze di invecchiamento in due popolazioni con profili genetici e culturali distinti, che convivono nel villaggio di Misión Nueva Pompeya, nel Gran Chaco, in Argentina: i Wichí, popolazione nativa americana rimasta a lungo isolata, e i Criollos, geneticamente caratterizzati dall’incrocio tra diversi popoli indigeni e i primi colonizzatori europei.
Le differenze osservate nell’invecchiamento biologico
L’indagine ha evidenziato differenze significative tra le due popolazioni, con i Wichí che mostrano un’età biologica più elevata rispetto ai loro vicini Criollos. Per cercare di spiegare queste differenze, gli studiosi hanno preso in considerazione diversi parametri e dati etnografici tra cui lo stato nutrizionale, lo stato socioeconomico, il contesto ecologico e la positività a Tripanosoma cruzi, un parassita endemico in queste zone.
I Wichí, per esempio, tradizionalmente cacciatori, raccoglitori e orticultori stagionali da semi-nomadi, nelle ultime decadi del XIX secolo sono diventati sedentari, passando da una alimentazione a prevalenza di frutti e animali della foresta al consumo di cibo industrializzato.
Ciò può aver contribuito alle differenze osservate nell’invecchiamento biologico, così come l’accesso all’acqua potabile e l’esposizione a malattie infettive ricorrenti. Dalle analisi condotte è emerso inoltre che anche la storia genomica ha giocato un ruolo nella popolazione nativa.
È un passo in avanti, ma per approfondire il legame tra orologi epigenetici e i possibili esiti in termini di salute nelle diverse popolazioni sono necessarie ricerche che considerino la complessa biodiversità umana. Oltre che un approccio interdisciplinare per poter comprendere i fattori biologici, culturali, sociali e ambientali alla base delle differenze.
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