Esistono luoghi nel mondo in cui si ha la sensazione che l’uomo sia un accessorio e a comandare, in realtà, sia ancora la Natura, fatta di relazioni tra gli esseri, selvaggia, incontenibile, incontrollabile e capace di ammaliare. Uno di questi posti è l’arcipelago indonesiano, in particolare l’isola di Komodo – con il suo universo, scogli, secche e reef che la attorniano – e le isole di Rintja e Labuan, che la chiudono maestosamente a Sud e a Sud-Est.
di Giuseppe Piccioli
Komodo è famosissima nel mondo per la presenza dei varani, le più grandi lucertole esistenti – la cui bellezza ancestrale già di per sé merita il viaggio.
L’isola è molto meno nota, al contrario, per il suo mondo sottomarino, estremamente ricco di forme di vita adattatesi a condizioni di correnti molto violente, che in alcuni periodi dell’anno risultano proibitive per i sub.
Mi sono immerso in molti luoghi del Pianeta e ho nuotato in fondali battuti da forti correnti, ma la sensazione di totale impotenza che le acque di Komodo mi hanno lasciato è stata unica, irripetibile. Prima di tutto per la quantità di animali, tale da lasciare esterrefatti, ma anche per le loro relazioni ancora incorrotte, per lo stato di quasi virginalità in cui ho trovato i fondali, con madrepore praticamente intatte e coralli molli dalla grandezza spropositata.
Insomma, l’eden dei primordi, in cui l’uomo è ancora ospite e non padrone, forse proprio grazie a quelle correnti maestose che mettono a dura prova anche i subacquei più esperti.
Ho fatto base nella piccola isola di Sebayur Kecil, presso il Komodo Resort, gestito da italiani, ma con personale locale. Data la difficoltà delle immersioni, mi sono appoggiato al Diving Center di Sebayur di cui ho potuto apprezzare la professionalità di primissimo livello.
In ogni caso – se siete subacquei brevettati alle prime armi – evitate di scegliere Komodo come prima meta di escursioni subacquee. Malgrado la grandissima esperienza degli accompagnatori è, infatti, molto facile incorrere – proprio per la bellezza dell’immersione – in momenti di distrazione e venire travolti dalle correnti.
Paradossalmente è proprio la corrente che permette agli organismi filtratori e captatori di prosperare in modo a dir poco stupefacente, raggiungendo densità e dimensioni davvero da guinness dei primati. Ricordo la fatica nell’ inquadrare una gorgonia gigantesca senza dovermi allontanare fino al punto da perdere le luci dei flash. Ed ero con il fisheye, l’obiettivo per scatti grandangolari estremi!
IL VIAGGIO IN PRATICA
PER CHI
L’isola di Komodo è perfetta per chi ama la natura e i fondali incontaminati: è però adatta solo a subacquei esperti
DURATA
Il viaggio ideale comprende due settimane
LA STAGIONE MIGLIORE
A Komodo si può andare tutto l’anno, ma si dice che ad agosto sia difficile vedere le mante
COME ARRIVARE
Komodo è un’isola appartenente all’arcipelago indonesiano delle Piccole isole della Sonda. Lunga 30 km e larga 16, si raggiunge dalla capitale Jacarta, collegata ai maggiori aeroporti italiani con i voli della compagnia Cathay Pacific. Un volo interno (ve ne sono tutti i giorni) vi condurrà a Flores, l’isola più grande vicino a Komodo, che poi raggiungerete in traghetto
A CHI RIVOLGERSI
Per ulteriori informazioni: www.indonesia-tourism.com
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