Persone, non personaggi. Quando ci approcciamo allo studio delle biografie di personalità celebri, dobbiamo sempre valutarli nel complesso: anche quando hanno indiscutibili meriti scientifici, potrebbero essere stati portavoce di idee terribili, o che al giorno d’oggi sarebbero del tutto inaccettabili. E Louis Agassiz (1807-1873), geologo e biologo svizzero naturalizzato americano nonché uno degli scienziati più celebrati e influenti della sua epoca, è uno di quei casi.
Ma andiamo per ordine. Agassiz nacque a Môtier, nella Svizzera francofona, nel 1807. Dopo gli studi universitari a cavallo tra Heidelberg, Zurigo e Monaco di Baviera, Agassiz si trasferì a Parigi, dove venne notato dal leggendario naturalista tedesco Alexander von Humboldt, che aiutò lo svizzero sia nella sua carriera accademica sia dal punto di vista economico. Anche il famoso anatomista Georges Cuvier esercitò una forte influenza su di lui. Ben presto Agassiz divenne un celebrato biologo e geologo, e in particolare fu conosciuto come valido ittiologo. Le sue classificazioni di migliaia di specie di pesci europei ed esotici, vivi ed estinti (incluso il carismatico megalodonte) lo resero una celebrità presso i salotti scientifici. Fu un prolifico autore, con opere di grande rigore pubblicate in numerosi volumi.
La seconda parte della sua carriera vide il suo trasferimento negli Stati Uniti, dove si trasferì nel 1847. Lì diventò celebrato professore ad Harvard, nonché direttore della Lawrence Scientific School e fondatore del Museo di Zoologia Comparata di Harvard, tuttora attivo. Le sue conferenze erano estremamente popolari, vi partecipavano migliaia di curiosi e in certi casi i biglietti venivano venduti anche al mercato nero.
Viene allora da chiedersi da dove vengano le ombre di cui sopra, in una carriera scientifica così brillante. C’è più di un episodio da raccontare a tal proposito. Agassiz viene di solito celebrato come il primo geologo a sostenere che i massi erratici, sparsi inspiegabilmente in mezzo a paesaggi pianeggianti, fossero stati trasportati in quelle posizioni non dalle acque alluvionali (c’era chi pensava che fossero tracce del Diluvio Universale) ma dal lento movimento dei ghiacciai. Ancora oggi l’ipotesi è largamente condivisa, ma a quanto pare, anche se lo scienziato svizzero se ne prese il merito, l’intuizione originale fu di un suo collega tedesco, Karl Schimper, che condivise con lui l’idea durante un’escursione sulle Alpi. In realtà forse lo stesso Schimper, peraltro autore dell’espressione “Era Glaciale”, ideò questa teoria sulla base dalle conoscenze tradizionali dei coltivatori svizzeri, che conoscevano bene i movimenti e l’attività dei ghiacciai.
Ma non è tutto. Agassiz si oppose strenuamente alle idee di Charles Darwin, diventando uno dei più forti e potenti antievoluzionisti negli Stati Uniti. Tra le sue varie attività, si recò anche in Brasile, alla ricerca di tracce di antichi ghiacciai per confutare le teorie dello scienziato inglese. Ironicamente, buona parte delle sue teorie sulle glaciazioni finirono invece coll’aiutare le idee evoluzionistiche. Le sue convinzioni non gli portarono molta popolarità tra i colleghi, che si schierarono per lo più dalla parte di Darwin, ma gli garantirono comunque il supporto di ricchi sponsor che sostenevano le sue idee.
Ma la più grave macchia nella carriera di Agassiz è un’altra, e risponde al nome di razzismo scientifico. Lo scienziato svizzero, pur non essendo favorevole allo schiavismo, credeva nell’inferiorità delle razze non europee e nella loro origine separata, il cosiddetto poligenismo. Queste sue convinzioni, e soprattutto i suoi scritti in proposito, diedero linfa e un presunto sostegno “scientifico” alle teorie della razza. Per questo motivo, al giorno d’oggi si sta discutendo se mantenere i monumenti e i non pochi toponimi e nomi di specie a lui dedicati.
Tra le sue opere più discusse, ci furono le prime fotografie (ai tempi, dagherrotipi) di schiavi africani in America, realizzate per dimostrare la loro presunta inferiorità rispetto ai caucasici. In tempi recentissimi, una causa portata avanti da una donna che dichiara di essere discendente di Renty e Delia, i due soggetti rappresentati, ha chiesto la restituzione di queste foto dei suoi antenati, utilizzate per anni per supportare le ideologie dei suprematisti bianchi. Sorprendentemente, i discendenti diretti di Agassiz hanno sostenuto la causa della donna, affermando che tutti dovrebbero valutare il ruolo del loro antenato nel supportare queste odiose teorie pseudoscientifiche.
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