Ve ne abbiamo parlato alcuni mesi, prima sul numero 2/2014 de La Rivista della Natura (versione cartacea) e poi sul numero 5/2014 de La Rivista della Natura-Air (versione digitale). Due ampi servizi, ricchi di fotografie, scritti in collaborazione con autori della Fao, per informarvi sull’invasione di Locusta Migratoria Malgascia (Locusta migratoria capito) che dal 2012 sta mettendo in ginocchio il Madagascar.
Dalla stessa Fao, in questi giorni, giunge la notizia che il flagello è stato arrestato. Dall’inizio della diffusione, la locusta malgascia ha distrutto colture e pascoli migrando dal sud-ovest del paese verso il nord. Nell’aprile di quest’anno, aveva già colpito le maggiori aree di coltivazione del riso nel nord-ovest del paese, mettendo a rischio il sostentamento di tredici milioni di persone.
Il rischio di ulteriori danni è stato contenuto dalla prima campagna di controllo, parte di un programma triennale condotto congiuntamente dalla Fao e dal Governo del Madagascar, in stretta collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale.
Tuttavia questi risultati ora sono minacciati dalla mancanza di fondi.
Le risorse finanziarie disponibili al momento sono sufficienti solo ad attuare la prima parte della seconda campagna di controllo, iniziata lo scorso settembre. Da ottobre, con l’inizio della stagione delle piogge, la situazione andrà peggiorando poiché le temperature e l’umidità favoriranno la riproduzione delle locuste. L’attuazione della seconda e terza campagna sono necessarie per indebolire ulteriormente la minaccia e sostenere la recessione delle locuste.
Per eseguire le ricognizioni aeree e le operazioni di controllo, acquistare le attrezzature e i pesticidi, oltre che per il reclutamento di altro personale specializzato, occorrono 14,7 milioni di dollari. “Ogni giorno è una battaglia per dar da mangiare ai nostri bambini e mandarli a scuola – dice Hantanirina Fiorentine, che vive in un villaggio vicino Sakaraha nel Madagascar centrale. – Il flagello delle locuste deve essere arrestato, di modo da permetterci di riavere i raccolti e proteggere i nostri beni”.
Senza i fondi necessari, gli sforzi compiuti durante la prima campagna andranno in gran parte persi e la piaga tornerà nuovamente ad espandersi. “Un’immediata crisi alimentare è stata evitata – ha spiegato David Phiri, Coordinatore Sub-regionale della FAO per il Sud Africa, – ma una crisi economica e una umanitaria possono ancora minacciare il Madagascar se le prossime due campagne non verranno messe in atto in tempo”.
A nome del governo e di tutta la popolazione, Roland Ravatomanga, Ministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale del Madagascar, ha lanciato un appello alla Comunità internazionale per chiedere un sostegno finanziario e materiale.
Un totale di 28 milioni di dollari è stato donato finora dai governi di Austria, Belgio, Francia, Italia, Giappone e Madagascar – attraverso un prestito della Banca Mondiale -, Norvegia, Stati Uniti, Unione Europea e il Fondo Centrale per la Risposta alle Emergenze delle Nazioni Unite. Tra i donatori figurano anche Algeria, Mauritania e Marocco, che hanno fornito i pesticidi.
Ma c’è bisogno di più fondi.
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