A sentire il linguaggio utilizzato dalla réclame, dovremmo essere tutti laureati in biologia o in chimica: antiossidanti, Omega3, Bifidus, alcaloidi, radicali liberi, betabloccanti, acido ialuronico… Un linguaggio completamente sconosciuto pochi anni fa, ma che oggi è appannaggio di tutti.
Incoraggiati da messaggi pubblicitari spesso incompleti e fuorvianti, andiamo alla ricerca di componenti sempre più piccole presenti nel cibo che mangiamo, pensando di averne assolutamente bisogno per stare bene. Con questo atteggiamento, però, ci dimentichiamo di soddisfare il bisogno principale di un corpo e di una mente in salute: l’equilibrio. C’è un motivo se la natura ha previsto tante componenti che coesistono in un solo cibo: ad esempio una carota non contiene solo Beta carotene, ma anche vitamine, sali minerali, zuccheri, fibre e molto altro. Tutto ciò rende l’ortaggio perfettamente equilibrato, ma se isoliamo uno solo di questi componenti e lo concentriamo in una pillola, l’equilibrio viene a mancare.
Il linguaggio scientifico non è indispensabile per saper cucinare in modo equilibrato, né tantomeno per mangiare bene. La scienza della nutrizione è una disciplina molto recente, in quanto la sua istituzione ufficiale risale al 1911. Prima di allora, non è che non sapessimo cucinare o non si sapesse cosa mangiare, anzi. Paradossalmente è proprio nell’ultimo secolo che i nuovi mali dell’uomo sono dilagati: ipertensione, diabete, obesità, intolleranze, allergie, disturbi dell’alimentazione… Tutte queste patologie sono legate molto strettamente allo stile di vita ed è emblematico pensare che si sono diffuse così capillarmente nella popolazione occidentale proprio nel secolo del progresso scientifico e tecnologico, un momento storico in cui viviamo in condizioni igieniche ottime (quasi asettiche), siamo più informati, più istruiti e più ricchi. Tutto ciò dimostra che l’informazione scientifica non può bastare a guarirci e a farci vivere in salute.
Per questo è importante che andiamo oltre alla visione del cibo inteso semplicemente come un insieme di componenti chimiche che nutrono le nostre cellule. Il cibo è molto di più: è energia, è tradizione, e l’ambiente esterno che entra a far parte del nostro corpo, è la stagione che cambia, è tempo e fatica di chi ha coltivato e allevato. Il cibo emoziona perché stimola i nostri ricordi, ci caratterizza perché ognuno ha gusti differenti dagli altri. Tutto questo non ha nulla a che fare con carboidrati, proteine e acidi grassi. Recuperiamo il legame con la parte più intuitiva del nostro essere, che ha sempre guidato l’uomo e nutrito il suo istinto di sopravvivenza, e poi integriamola con il linguaggio scientifico, che è una conquista del nostro tempo. La dieta mediterranea, la macrobiotica, l’ayurveda, la medicina cinese, così come i rimedi delle nonne, non nascono dal metodo scientifico, ma dall’osservazione della natura e da uno stretto legame dell’uomo con essa.
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