Quanto vale un mare? Sicuramente più di quanto immaginiamo, perché oltre a turismo, petrolio e gas, pesca e trasporti e oltre all’incalcolabile valore ambientale, ci sono molte altre attività che costituiscono un’intera economia; dall’estrazione di materie prime finora poco utilizzate, all’acquacoltura, per finire con le più recenti energie rinnovabili marine. Il bacino del Mediterraneo è da sempre una fondamentale fonte di sostegno per i paesi che lo circondano, ma lo sfruttamento delle risorse da parte dell’uomo ha raggiunto negli ultimi anni livelli non più sostenibili. E quali sono le previsioni per il futuro?
Lo studio MedTrends, svolto dal WWF, ha analizzato le principali attività produttive del Mediterraneo, che inevitabilmente vanno ad intaccare gli equilibri di un ecosistema già sensibile per natura, in una proiezione che va fino al 2030.
L’unico settore in calo è quello della pesca, visto che gli stock ittici non hanno avuto il tempo di rigenerarsi e adesso pescare non sempre conviene. Per il resto andremo incontro a una costante espansione dell’economia marittima e dell’impatto sul Mediterraneo, una crescita che dobbiamo essere in grado di gestire, oggi che i mezzi scientifici, culturali e comunicativi ci danno la possibilità e la responsabilità di integrare le nostre conoscenze. La base di tutto è il rispetto di regole che in Europa esistono già, e prima ancora la consapevolezza che gli ecosistemi sono in grado di rigenerarsi solo entro certi livelli di disturbo, superati i quali non si torna più indietro.
In Italia abbiamo avuto una recente dimostrazione del fatto che, almeno nella teoria, il destino dei nostri mari non ci lascia indifferenti; quello che è già passato alla storia come il referendum sulle trivelle, anche se non ha portato cambiamenti ha comunque avuto l’effetto positivo di “costringere” una bella fetta di popolazione a farsi una piccola cultura sull’estrazione di materie prime dal mare.
Per un paese con circa 8.300 Km di costa è chiaro che la conoscenza dei propri mari non è mai abbastanza.
E se da una parte il coinvolgimento emotivo visto nel pre-referendum è un segnale positivo, dall’altra rimangono comportamenti e abitudini che lasciano perplessi. Perché, ad esempio, ancora due italiani su dieci non dispongono della rete fognaria e ben 100 località sono state bocciate dalla Comunità Europea per mancanza di depurazione. Come dire, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Illustrazione: Silvia Venturi
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