Negli ultimi anni, le popolazioni del nostro pianeta si sono trovate a dover contrastare un fenomeno sino al secolo scorso inatteso: il riscaldamento globale, le cui conseguenze sono oggi già davanti ai nostri occhi. Tra questi drammatici cambiamenti, c’è il rischio che alcune città come Miami e arcipelaghi vengano sommersi dalle acque dei mari.
La capacità di visione del genere umano innanzi a questi problemi non dovrebbe porre alcun dubbio sulla necessità di intervenire urgentemente, ma come recita il titolo del bestseller del famoso scrittore indiano Amitav Ghosh, la popolazione mondiale ha una grande cecità.
Ci sono arcipelaghi che stanno già combattendo il problema dell’innalzamento delle acque marine; alcuni stati come il Bangladesh e il Pakistan, nelle regioni del Sudest asiatico, stanno già vivendo questo drammatico evento, ma forse ad aprirci gli occhi saranno alcune grandi metropoli destinate anch’esse a sparire.
Il caso di Miami è emblematico e, come ci ricorda il giornalista e scrittore Alessandro Macina nel suo nuovo e bellissimo libro Polmone blu, possiamo forse considerarla la nuova Atlantide. Miami, del resto, confina con le famose paludi delle Everglades e persino alcuni quartieri di questa metropoli della Florida lasciano intuire le origini di queste terre strappate al mare.
In corsa contro il tempo
In Florida, quest’argomento è tanto diffuso che per parlarne hanno creato un acronimo, SLR (Sea Level Rise) ed è in atto una corsa contro il tempo per capire quali siano le strategie più efficaci per difendersi dall’innalzamento dell’Oceano, nonché da alcuni eventi estremi sempre più violenti, come tornado, cicloni e uragani.
Gli interventi urbani per contrastare l’innalzamento delle acque sono ben visibili.
Il molo del porto è stato rialzato, così come le strade nella Sunset Harbour e il lungomare del Maurice Gibb Memorial Park. Miami Beach sta investendo centinaia di milioni di dollari per cercare di portare alcune aree sopra il livello del mare, ma certo non è facile, nonostante gli oltre 50 sistemi di pompaggio presenti. Le amministrazioni cercano di porre tamponi a un problema che diverrà presto ingovernabile.
Gli scienziati non sanno di quanto si alzerà il livello del mare e le proiezioni temporali mostrano dati discordanti sul momento in cui si registrerà il fenomeno, ma ahimè, quel che è certo è che alcune zone del pianeta nel giro di qualche decennio saranno difficilmente vivibili o totalmente sommerse.
La città sui coralli
Uno dei problemi, come ricorda Alessandro Macina nel suo libro, è legato al contesto geologico di questa zona. Infatti, se in Louisiana sono stati costruiti muri alti per difendersi dalle inondazioni, in questa zona della Florida, in una delle città più ricche ed economicamente strategiche del pianeta, questa progettualità non può essere attuata.
Miami è, infatti, costruita su un’antica barriera corallina porosa e quindi fermare le onde e le acque in superficie non impedirebbe il verificarsi di gigantesche infiltrazioni dal sottosuolo.
Forse proprio la natura potrebbe salvare questa città. Infatti, si stanno cercando di ripristinare al largo della metropoli degli ecosistemi di mangrovie che possono raggiungere anche i 10 metri di altezza. Erano presenti in passato, ma l’uomo li ha eradicati. Oggi, stando a molti studiosi, potrebbero costituire l’ancora di salvezza anche per la loro capacità di limitare gli effetti sempre più devastanti delle onde e degli uragani. La storia ci dirà se gli interventi dell’uomo potranno salvare Miami dal divenire la prossima Atlantide.
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