Anche l’Oriente ha la sua Atlantide: si tratta di Shi Cheng, città adagiata sui fondali del lago Qiandao.
La città sommersa si trova nella provincia dello Zhejiang, 400 chilometri d Shanghai.
A differenza della mitologica isola narrata da Platone, però, Shi Cheng ha un’origine del tutto artificiale. Nel 1959, per far spazio a una centrale idroelettrica, la città fu inondata e i 300mila abitanti ricollocati nei centri vicini.
Da allora a Shi Cheng – nome che in Cinese Mandarino significa città del leone – il tempo si è fermato. L’acqua ha consentito di conservare in maniera perfetta la città, le cui mura di cinta si stima risalgano al XVI secolo, il periodo della dinastia Ming.
Solo di recente, le meraviglie di Shi Cheng sono state riscoperte, anche grazie all’intervento di promozione del Governo di Pechino.
Meta amata dai fotografi subacquei
Da allora, l’interesse per le rovine della città sommersa è andato crescendo, tanto che il Governo cinese aveva avanzato anche la proposta di riportare a galla la città per farne una meta turistica. Il piano, però, è stato presto accantonato per il timore che – una volta tornata in superficie – la città potesse crollare.
Le recenti esplorazioni hanno portato alla luce ben cinque porte di entrata, contro le quattro che tradizionalmente caratterizzano le città cinesi.
Ma non solo: si è scoperto anche che in città ci sono ben 265 archi, molti dei quali custodiscono preziose iscrizioni e incisioni databili attorno al 1700.
Insomma, un vero e proprio tesoro che, per venire riscoperto, ha dovuto rischiare di essere nascosto per sempre.
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