Ci sono vite che a un certo punto del viaggio cambiano strada. È quello che accade a Beppe Scotti, self made man e brillante imprenditore del food, che racconta la sua esperienza nel libro “Il cercatore” edito da Ultra Sport.
È la storia di una rinascita interiore alla ricerca dei propri limiti, della forza interiore, dell’equilibrio. Ne pubblichiamo qualche estratto a beneficio dei nostri lettori.
Coast to Costa Rica: storia di un’epopea
[…] Ci ritroviamo presto catapultati nel lusso del Radisson Hotel di San José, Costa Rica. La città è in festa per l’evento. All’apertura dei festeggiamenti, il 29 novembre, ci sono i più alti dignitari dello stato. La cerimonia è stata allestita nella piazza principale con la presentazione di tutti i team, la sfilata delle bandiere, la cena di gala, una copertura mediatica imponente. Insomma, un Mondiale a tutti gli effetti. Ci fanno passare tre giorni in celebrazioni e altre iniziative di carattere promozionale o a sfondo sociale. L’organizzazione deve aver deciso di dare prova di grandezza e si è data da fare per spettacolarizzare al massimo l’evento. Noi, come sempre, siamo gli unici italiani, in tutto i team sono sessanta, e ci sono anche gli atleti più forti del mondo.
Dopo lo stordimento dei festeggiamenti pre-gara, arriva il briefing tecnico: si inizia con quella che ricorderemo come la charla sobre serpientes (in spagnolo charla sta per discorso). Un dottore dell’istituto dei serpenti del Costa Rica tiene una lunga lezione sull’ampio assortimento di rettili che il Paese può vantare. Ce n’è per tutti i gusti: lunghi, corti, grigi, colorati, velenosi e costrittori. Passiamo un’intera mattinata a conoscere il variegato mondo dei serpenti, il risultato è che ne usciamo terrorizzati.
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Inizia l’avventura nella laguna, è primo pomeriggio e in questa dimensione surreale sospesa tra terra e mare ci staremo fino alla notte del giorno dopo, un giorno e mezzo in kayak. Entriamo nel labirinto di mangrovie, in un paesaggio liquido, la cui geografia cambia radicalmente con l’alternarsi di alte e basse maree. Dobbiamo giocare a scacchi con le correnti per capire la percorribilità dei canali lagunari, che ogni sei ore diventavano asciutti e dunque impercorribili. Sì, perché rimani letteralmente appeso con il kayak alle radici delle mangrovie, senza poter scendere.
Con l’imbrunire abbiamo i primi cali di attenzione, siamo alla terza notte e abbiamo dormito due ore in tutto. Siamo tutti un po’ rincoglioniti e Laura ci dà una svegliata, prende il comando e naviga nella notte. Siamo troppo stanchi e decidiamo di dormire almeno un’ora. Non ci sono posti dove attraccare, così troviamo un’ansa e leghiamo per bene i nostri due kayak tra loro, ancorandoli alle mangrovie per resistere alla corrente fortissima delle maree. Altri team non si erano assicurati reciprocamente e così facendo si sono persi compromettendo la gara.
La marea sta salendo, adesso c’è Mario al comando e ci porta a prendere altre balise. Ma il tempo passa e con la luce del giorno si invertono le maree. L’acqua si defila, lontana. Pagaiare diventa faticoso e raggiungere le lanterne è un’operazione funambolica: sono troppo in alto e dobbiamo arrampicarci uno sopra l’altro per arrivarci. Siamo molto stanchi e sbagliamo anche direzione, per poco non rimaniamo incastrati tra le radici degli alberi. Intanto il sole è alto e picchia sulle teste, noi ci incartiamo, proviamo diversi canali, continuiamo a sbagliare, ma finalmente, nel tardo pomeriggio, prendiamo l’ultima balise. Riusciamo a imboccare il fiume principale per raggiungere la transition area, ormai è sera. […]
Scotti, E. Racchetti, Il Cercatore. La mia storia di crescita attraverso lo sport nella natura selvaggia
Ultra Sport, 2021, pp. 141, 146
Leggi qui le altre puntate de “Il cercatore”
L’inizio di un percorso di consapevolezza…
Un equilibrio psichico fatto di alti e bassi