Il Dipartimento di Conservazione della Nuova Zelanda ha emesso un comunicato di allerta in cui annuncia la chiusura di uno dei sentieri nella foresta di Waipoua, per prevenire la diffusione di un patogeno che ha effetti devastanti sui kauri (Agathis australis).
Se volete osservare questi ultimi giganti dovete volare dall’altra parte del mondo. I kauri sono concentrati nell’isola nord della Nuova Zelanda, più precisamente nelle foreste note con i nomi Māori di Waipoua, Matarawa e Waima.
Sicuramente meno conosciuti di alberi di fama mondiale quali sequoie e baobab, queste conifere non sono di certo meno degne di importanza, per via del ruolo che svolgono all’interno dell’ecosistema.
Un’origine nel Mesozoico
Appartenente alla famiglia delle Araucariaceae, il genere Agathis, a cui i kauri appartengono, ha avuto origine in Nuova Zelanda nel lontano Cretaceo, circa 100 milioni di anni fa, mentre la specie vera e propria è comparsa durante l’Oligocene, un’epoca che va da 33,9 a circa 23 milioni di anni fa. Un tempo ampiamente diffusa in tutta la Nuova Zelanda, la specie subì uno spostamento a nord a causa delle glaciazioni del Pleistocene, con conseguente riduzione dell’areale di distribuzione, oggi limitato alla porzione settentrionale dell’isola nord.
I kauri sono tra gli alberi più imponenti e longevi al mondo. I record all’interno della Waipoua Forest vanno a Tāne Mahuta – conosciuto come il signore della foresta, con un’altezza totale di 51,5 metri e un’età stimata di 2000 anni – e a Te Matua Ngahere, definito il padre della foresta, con un diametro massimo di 16,41 metri e un volume totale del tronco di ben 208,1 metri cubi. Si tratta di una specie che cresce bene su suoli poveri di nutrienti, ma che necessita di elevati livelli di luce.
A lungo sfruttati dai coloni europei per la costruzione di navi durante il 1700 e abbattuti per lasciar spazio alle pratiche agricole, oggi pare che la minaccia più grave che colpisce i kauri sia un oomicete.
Phytophthora taxon agathis
Comunemente conosciuto come PTA, Phytophthora taxon agathis è un oomicete, un microorganismo eucariote patogeno appartenente al regno dei Chromista che si rinviene nel suolo e nell’acqua e che costituisce una vera minaccia per i kauri. In Nuova Zelanda la chiamano “kauri dieback disease”, ovvero la malattia del deperimento dei kauri. Questo microscopico oomicete infetta sia gli esemplari giovani che adulti, attaccando le radici e i tessuti alla base del tronco. I sintomi includono: ingiallimento e perdita delle foglie, riduzione della chioma e lesioni che provocano un’eccessiva produzione di resina con la formazione di un collare che, cingendo il tronco, può portare alla morte dell’albero.
I kauri forniscono una casa per numerose piante che crescono su di essi, tra cui epifite e piante rampicanti, e per la vegetazione che costituisce il sottobosco. Il cambiamento della composizione e quantità della lettiera, insieme a modifiche nella copertura vegetale della foresta sono tra le conseguenze dirette della scomparsa dei kauri.
Al momento non esiste una cura per gli esemplari infetti, spiega il Dipartimento della Conservazione neozelandese, l’unico modo per salvare i kauri consiste nel limitare la diffusione della malattia adottando dei semplici accorgimenti durante la visita nella foresta.
Misure di prevenzione
La malattia si diffonde facilmente attraverso l’acqua e lo spostamento del suolo a opera di fauna, veicoli e calzature dei visitatori
Ad ogni ingresso della Foresta di Waipoua, per contenere la diffusione del patogeno, è obbligatorio passare per vere e proprie stazioni di pulizia. Ci si deve spazzolare accuratamente le scarpe con spazzole a rullo appositamente fissate e disinfettare le suole su tappetini impregnati di disinfettante: una procedura di estrema importanza che va compiuta sia prima della visita, che all’uscita. Lungo tutto il sentiero pavimentato in legno, ricorre la dicitura Māori “toitū te whenua”, che letteralmente significa: lascia la terra indisturbata. Cartelli esplicativi ricordano di continuo al turista di non calpestare per alcun motivo le fragili radici dei kauri, sensibili alla compattazione del suolo e di mantenersi sempre sulle apposite passerelle.
Al momento è in corso un programma di ricerca guidato dal Ministero per le Industrie Primarie, il “Kauri Dieback Programme” , che si avvale del prezioso contributo della scienza per la pianificazione e l’adozione di strategie di conservazione al fine di preservare questa specie nativa per le generazioni future.
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