Ai più giovani questa proposta sembrerà nuova e bizzarra, ma chi c’era nel 1978 non potrà mai dimenticare la trasmissione “Portobello”, condotta da Enzo Tortora, e la divertente, strampalata proposta di un ospite milanese, Piero Diacono che, per eliminare la nebbia della pianura Padana, propose di abbattere il monte Turchino, per poter così arieggiare la pianura con i venti del Mar Tirreno. Una boutade che è rimasta negli annali della Tv.
Un’idea visionaria, fantascientifica, immaginifica, titanica, ma che ha un pregio di cui dovremmo far tesoro: pensava fuori dagli schemi e in grande!
Se a far fuori la nebbia ci hanno pensato i cambiamenti climatici, la pianura Padana deve affrontare ogni inverno il problema delle polveri sottili nell’aria. E qui torna di attualità la proposta del signor Piero Diacono. Vogliamo di nuovo abbattere il monte Turchino? No. Vogliamo, però, pensare fuori dagli schemi.
Come limitare i PM10
Finora il problema è stato affrontato sostanzialmente con due strategie: gli incentivi alla rottamazione e i blocchi del traffico.
Il primo intervento ha funzionato fin tanto che il parco veicoli era obsoleto, l’economia galoppava, il tasso di acquisto di nuove auto era elevato, l’innovazione tecnologica (dai catalizzatori ai filtri antiparticolato) faceva la differenza tra un vecchio modello di motore e uno nuovo.
Ma ora le auto circolanti sono già quasi tutte modelli ancora nuovi ed efficienti, per moltissime famiglie l’acquisto di un’auto è economicamente fuori da ogni previsione e si arriva a fermare i diesel Euro 4 e 5.
Poi ci sono i blocchi del traffico. Inefficaci, secondo molti. Ma anche se funzionassero, possiamo pensare di trasformare la Pianura Padana in un gigantesco agriturismo attraversato da piste ciclabili? Stiamo parlando dell’area più produttiva d’Italia e tra le prime in Europa. Un modello di sviluppo economico fatto di artigiani, piccole aziende, commerci e trasporti che non si può fermare e che costituisce l’ossatura dell’economia del Paese.
Se focalizziamo l’attenzione sulle motorizzazioni diesel e sull’emissione di particolato (dimenticando, per un momento, i riscaldamenti e le altre fonti di polveri sottili), ci sono da prendere in considerazione tutti i veicoli commerciali: un’armata di piccole aziende su 4 ruote che ogni mattina prima dell’alba si mette in movimento e comincia a lavorare.
La conversione a gas
Ecco allora la proposta, il nuovo “Turchino da abbattere”: per le due regioni maggiormente colpite (Piemonte e Lombardia) stabiliamo un incentivo elevato (pari, per esempio, all’80% della spesa) per la trasformazione di tutti i veicoli commerciali leggeri diesel pre-Euro 5 con l’installazione di un impianto dual-fuel a metano. Miscelando il gasolio e il metano, i sistemi dual-fuel permettono ai motori diesel di sfruttare le qualità poco inquinanti del metano. A scendere sono le emissioni di polveri sottili e di monossido di carbonio (fino -60% circa con l’aggiunta anche di un catalizzatore) e di CO2 e di ossidi di azoto (-80% col catalizzatore). Gli impianti ci sono già e, fra l’altro, in Italia siamo all’avanguardia in questo settore.
Un costo elevato per lo Stato? Il prezzo di un impianto per un veicolo commerciale leggero si aggira sui 2-3.000 euro + IVA. Costoso, certo, ma da parte dello Stato e delle Regioni si tratterebbe di un investimento, non di una spesa totalmente a perdere, perché il flusso di denaro andrebbe ad alimentare un’attività produttiva e la sua fiscalità (costruttori e installatori di impianti) e regalerebbe alla lunga anche un risparmio sulle spese sanitarie (qualcuno ha già fatto dei calcoli sul costo per la sanità pubblica delle patologie connesse alle polveri sottili).
Stabiliamo un anno di tempo per effettuare la trasformazione e poi, sì, blocchiamo i veicoli non adeguati. È una soluzione a portata di mano; perché se la transizione dei veicoli passeggeri dal motore a combustione a quello elettrico o ibrido è già in atto – seppur lentamente –, quella dei veicoli commerciali è ancora troppo oltre l’orizzonte. È un’illusione pensare che l’elettrico possa essere una soluzione a breve termine: nel 2016 sono state immatricolate circa 40mila auto elettriche e ibride rispetto a 1milione di auto e a 200mila veicoli commerciali leggeri alimentati a gasolio. Il 2017 si dovrebbe essere chiuso con un forte incremento, ma siamo sempre a una frazione del parco circolante.
Purtroppo, però, se abbattere il Turchino sarebbe stata un’opera titanica, intervenire con soluzioni fattibili ed efficaci per la qualità dell’aria non lo è da meno. Fino a marzo-aprile, con le elezioni in ballo, nessuno deciderà niente. Poi arriverà la primavera, si spegneranno i riscaldamenti, soffierà il vento, verrà meno l’inversione termica e il problema sarà rinviato al prossimo autunno…
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