Una vasta operazione dei Carabinieri forestali ha portato alla scoperta di un presunto traffico internazionali di richiami vivi, con la denuncia di due persone di nazionalità italiana e due di nazionalità polacca. Per i soggetti indagati i militari hanno ipotizzato i reati di ricettazione e maltrattamento di animali.
Con il sequestro, è sfumato un traffico illegale del valore di 25mila euro, somma che i bracconieri avrebbero ricavato dalla vendita degli animali i quali, una volta dotati di un anello identificativo inamovibile contraffatto, avrebbero potuto essere venduti ai cacciatori per 200-300 euro ciascuno, spacciandoli per richiami vivi legali.
L’operazione è stata realizzata dalla Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali del reparto Operativo – Raggruppamento Carabinieri Cites di Roma (Soarda) unitamente ai militari del Nucleo Carabinieri Cites di Perugia e al Centro anticrimine natura di Udine.
Nel rendere nota la notizia e congratulandosi per l’operazione con i carabinieri forestali, la Lipu spiega che tra le centinaia di uccelli presenti all’interno dell’autovettura di uno dei soggetti italiani c’erano varie specie di turdidi (cesene e tordi bottacci), tutti prelevati illegalmente in natura, in territorio polacco.
Essendo animali con pochi giorni di vita, e avendo necessità di essere alimentati due volte al giorno, gli uccelli sono stati ricoverati nel Centro di recupero fauna esotica selvatica e tartarughe marine di Terranova (Gorizia).
«A sei anni dall’entrata in vigore del Piano nazionale Antibracconaggio possiamo ormai dire che si tratta di uno strumento inutilizzato, che non ha portato alcun reale beneficio alla causa e, anzi, rischia oggi di rappresentare una foglia di fico che copre il disimpegno delle istituzioni italiane, sul fronte della lotta al bracconaggio, a quasi tutti i livelli» commenta Aldo Verner, presidente della Lipu-BirdLife Italia.
Il WWF si costituirà parte civile
Nel commentare il sequestro, il WWF annuncia che si costituirà parte civile e chiede di abolire la caccia con richiami vivi che alimenta traffici criminali e legalizza il maltrattamento. Questa operazione testimonia ancora una volta il legame esistente tra alcune pratiche ancora legali, come la caccia con richiami vivi, e fenomeni criminali con proiezione anche transnazionale che, a fronte di rilevanti profitti e nella consapevolezza dell’esiguità e inefficacia delle sanzioni, favoriscono la nascita di vere e proprie organizzazioni criminali dedite alla distruzione del patrimonio comune di biodiversità.
Gli “uccelli da richiamo” sono destinati a trascorrere tutta la vita in gabbie minuscole e stimolati, con varie tecniche, anche molto invasive, a cantare per attrarre i loro simili verso i cacciatori.
Per il WWF l’operazione dei Carabinieri forestali è un importante risultato che dimostra le grandi capacità investigative della specialità forestale dell’Arma e il costante impegno nel contrasto ai crimini di natura.
Il WWF Italia continuerà a sostenere le autorità pubbliche, in primis le forze di polizia e la Magistratura, nelle attività di contrasto alle illegalità contro la natura, anche attraverso il progetto europeo Life SWiPE.
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