Impronte antiche quasi 1 milione di anni potrebbero raccontarci tanto sulla storia dell’Homo erectus. L’eccezionale ritrovamento è stato compiuto da un team di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, congiuntamente con il Museo Nazionale dell’Eritrea. Il ritrovamento è avvenuto nel sito di Aalad-Amo, nella parte orientale del Paese africano.
Dove oggi c’è il deserto dell’Eritrea 800mila anni fa c’era un lago circondato dalla prateria. Ma le impronte ci dicono anche altro: si trovano orientate in direzione Nord-Sud e seguono quelle di antilopi rinvenute allineate in un sedimento di sabbia indurita.
“Le impronte umane fossili sono estremamente rare da trovare – ha spiegato Alfredo Coppa del dipartimento di Biologia Ambientale dell’ateneo romano e coordinatore degli scavi -. In Africa orme simili sono state trovate in Tanzania, datate 3,7 milioni di anni fa, e in Kenia, in siti di circa 1,5 milioni di anni fa. Tuttavia, è la prima volta che troviamo orme riconducibili al periodo del Pleistocene Medio. Questa sequenza di impronte sarà in grado di raccontarci molte cose dell’Homo erectus“.
Lo studio fotogrammetrico in corso potrà far emergere particolari importanti e aggiungere tasselli fondamentali alla storia dell’evoluzione dell’uomo. Le orme, infatti, sono molto simili a quelle dell’uomo moderno e potranno aiutare i ricercatori a capire di più riguardo all’anatomia degli arti inferiori e alla locomozione dei nostri antenati, arrivando addirittura a svelare l’andatura e la velocità del passo, dati non ricavabili da altri tipi di reperti quali, ad esempio, le ossa.
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