Il servizio di sorveglianza del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha completato il censimento delle strutture considerate potenzialmente pericolose per l’incolumità dell’orso bruno marsicano nell’area del Parco e nella Zona di Protezione Esterna.
Dove si trovano i pericoli
Dalla mappatura del territorio sono emerse 37 situazioni che potrebbero rappresentare un pericolo per l’incolumità del raro plantigrade.
Si tratta di vasche, pozzi, serbatoi ricadenti nei territori di 16 Comuni attigui all’area protetta.
Le opere per la messa in sicurezza sono partite immediatamente: l’Oasi WWF delle Gole del Sagittario, grazie ai fondi del WWF Italia del Progetto “Orso 2×50”, sta intervenendo apponendo una griglia su un pozzo incustodito nel Comune di Anversa degli Abruzzi e rafforzando le misure di protezione già presenti su altri due pozzi. Stesso intervento è programmato anche per un altro pozzo ad Ortona dei Marsi.
«Appena le condizioni meteo ce lo hanno consentito, ci siamo subito attivati per le necessarie verifiche e ora siamo in grado di partire con i lavori per la messa in completa sicurezza – ha spiegato Sefora Inzaghi, direttrice dell’Oasi WWF Gole del sagittario –. Dobbiamo essere tutti consapevoli che per garantire un futuro all’Orso bruno marsicano occorre prima di tutto eliminare le potenziali minacce nell’areale di attuale presenza e di espansione del plantigrado più raro del Pianeta».
Scongiurare i precedenti
È importante, infatti, che incidenti come quello avvenuto lo scorso novembre – in cui sono morti una femmina adulta e due suoi cuccioli – non si ripetano più.
Nella stessa vasca per la raccolta dell’acqua, situata in una proprietà privata in località Le Fossette nel comune di Villavallelonga, già nel 2010 erano morti nelle stesse circostanze altri due orsi.
Nella stessa vasca, dunque, è morto il 10% della popolazione residua di orso nell’Italia centrale e la cui popolazione oggi conterebbe non più di 55 individui.
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