Un liquido “bagnato” è solo una soluzione acquosa; altri liquidi, come per esempio gli olii e gli idrocarburi, danno sensazioni completamente diverse che ci spingono ad usare piuttosto termini come “unto” o “sporco”.
Ma allora cos’è in concreto il “bagnato”?
Esso tecnicamente non esiste, è solo una significato che diamo quando immergendo la mano nell’acqua ne esce tutta “bagnata”. Un riferimento culturale con il quale noi individuiamo una ben precisa proprietà peculiare dell’acqua.
Essa infatti dipende dall’elevata elettronegatività delle sue molecole che la rendono liquida (se non fosse per i legami e le forti cariche elettriche delle molecole l’acqua liquida sarebbe un gas). Questo causa il fenomeno della tensione superficiale che rende possibile la formazione delle gocce e che a sua volta si manifesta con l’assorbimento dell’acqua da parte dei vari materiali porosi (tra cui la nostra pelle), per via della così detta capillarità, ossia quando le forze elettriche dell’acqua interagiscono con la superficie di un capillare, e cioè un canale molto stretto, contrastando la forza di gravità e risalendo. Ecco quindi che i materiali porosi e in particolare quelli di origine organica, quando vengono a contatto con l’acqua la “risucchiano” nelle loro cavità, ovvero le loro molecole si legano superficialmente e per un certo tempo (sino alla loro evaporazione, quando l’acqua bagnata “asciuga”) a quelle dell’acqua, dandoci appunto l’impressione del “bagnato”.
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