Non si ferma la protesta dei pastori sardi che, dopo aver paralizzato le strade dell’isola, ora minacciano di bloccare le elezioni regionali in programma per il 24 febbraio.
Cosa ha portato in piazza la rabbia degli allevatori? E quali sono le cause della protesta?
Il crollo del pecorino romano
Le azioni compiute in questi ultimi giorni sono solo il capitolo di una protesta che dura da anni. Al centro del contendere c’è il prezzo del latte, che attualmente agli allevatori viene pagato 60 centesimi di Euro al litro.
In Sardegna a determinare il prezzo al produttore di un litro di latte è il mercato del Pecorino romano, dove finisce la maggiore quantità di latte ovino prodotto nell’Isola. Ed è attorno a questo prodotto che puntualmente scoppiano le guerre tra gli allevatori e i caseifici del Consorzio.
Il regime quasi di “monoproduzione” del pecorino romano, infatti, determina spesso un eccesso di offerta sul mercato, con il crollo dei prezzi che si scarica sui pastori.
Il momento di gloria del pecorino romano nel 2015 e inizio 2016 appare ormai terminato e dai 7,5-8 Euro al chilo si è arrivati agli attuali 5,4 Euro. Una caduta che ha trascinato con sé anche il prezzo del latte, passato da 1,20 Euro al litro agli attuali 60 centesimi.
«La situazione è insostenibile con il prezzo offerto da un “cartello” di industrie inferiore a 60 centesimi per litro di latte di pecora che spinge alla chiusura i 12mila allevamenti della Sardegna – denuncia Coldiretti –. Queste proteste rappresentano la presa d’atto della necessità di contrastare lo squilibrio commerciale che favorisce le speculazioni lungo la filiera e la necessità di intervenire per garantire un trattamento più equo alle piccole e medie imprese agroalimentari come nel caso dei pastori sardi e dei loro greggi nei confronti dell’industria casearia».
Allevamenti verso la chiusura
La Sardegna ospita il 40% delle pecore allevate in Italia che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano.
Nell’isola la zootecnia ovina da latte è costituita da circa 15mila allevamenti con oltre tre milioni di ovini e da circa tremila allevamenti con oltre 330mila caprini. Il settore occupa, tra diretti e indiretti, circa 100mila persone.
I pastori chiedono che il Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop si attenga al rispetto delle quote di produzione già stabilite dal regolamento interno approvato dal ministero dell’Agricoltura e il finanziamento di un ammasso volontario di 20 mila quintali di Pecorino romano per aumentarne il valore nel mercato.
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