Fa sempre un certo effetto vedere un uomo piangere, specialmente se sono lacrime di gioia.
E’ quello che è accaduto a Claudio Ranieri, all’indomani della sua ennesima vittoria con il Leicester, piccola squadra inglese che per la prima volta nella sua storia sta vincendo il campionato britannico.
Ma dietro a tutto ciò c’è un retroscena evolutivo tutt’altro che scontato. Lo rivela uno studio condotto presso l’Università di Yale: le lacrime di gioia servono all’uomo per riequilibrare le emozioni.
Accade, certo, se un sessantaquattrenne sta per compiere un’impresa mai ottenuta prima, ma anche a ognuno di noi, in base a particolare esperienze: pensiamo a un matrimonio, a una nascita, a una vittoria alla lotteria.
Ciò che scaturisce da queste felicità improvvise è uno scombussolamento a livello emotivo che, talvolta, può solo essere riequilibrato con un fenomeno di solito associato a eventi negativi.
Lo stesso accade quando si ha a che fare con eventi dolorosi. Anche in questo caso non mancano individui che anziché piangere di tristezza, ridono di dolore: probabilmente la loro sofferenza è talmente alta che può essere compensata solo con una risposta emotiva opposta.
I test sono stati effettuati su individui che hanno dovuto esprimere le loro emozioni dopo avere visto immagini felici.
E’ così emerso che chi reagisce piangendo o con manifestazioni negative è in grado di riequilibrare prima degli altri il proprio stato emotivo; che a seguito di un evento felice o triste può anche impiegare parecchio tempo prima di tornare all’equilibrio.
E’, dunque, anche questo un retaggio evolutivo. Le emozioni da sempre gestiscono le sorti della nostra specie; ed evidentemente in molti casi quelle che possono sembrare delle anomalie nel comportamento rappresentano, in realtà, la strategia ideale per tornare a essere pienamente efficienti.
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