Barbi spremuti delicatamente per ottenere le loro preziose uova in modo da proteggerle e poi liberare nei fiumi i giovani avannotti. È quanto stanno attuando, per il secondo anno consecutivo, gli esperti del Progetto Life Barbie del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano al fine di preservare le specie dall’estinzione. Il Barbo comune (Barbus plebejus) e il Barbo canino (B. meridionalis sin. caninus), infatti, nell’ultimo decennio stavano scomparendo dalle acque degli affluenti del Po, in Appennino. Ciò a causa dell’azione dell’uomo sul territorio che ha diminuito la portata dei corsi d’acqua lasciando i pesci “all’asciutto”, impossibilitati a risalire la corrente fino ai luoghi adatti a deporre le uova. Queste specie sono considerate particolarmente importanti a livello europeo in quanto ritenute sentinelle dell’ambiente: monitorare la loro presenza e il loro ciclo di vita dà, infatti, la possibilità di stabilire lo stato di salute del fiume e la qualità di vita di tutti coloro che lo vivono, comprese le comunità dell’Appennino e delle valli. Ed è da queste basi che un paio d’anni fa l’Unione Europea ha finanziato il progetto, proprio con l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione delle specie facilitando la loro riproduzione e contribuendo così alla rinaturalizzazione di habitat fluviali fortemente a rischio. Nella primavera-estate 2016 i ricercatori dell’Università degli studi di Parma, partner tecnico del progetto, sono riusciti a riprodurre in cattività i pesci ottenendo più di 60.000 uova di barbo comune e circa 1.000 di barbo canino e ottenendo da queste circa 7000 avannotti. Ma, in questa seconda stagione riproduttiva l’obiettivo è di raggiungere quanto prefissato nel progetto, ossia 10.000 avannotti/anno per specie. Ci riusciranno? Non resta che aspettare e vedere.
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