La nuova amministrazione americana ha messo in primo piano nella sua agenda lo sviluppo dell’elettrico per l’autotrazione. Sono in vista sussidi federali per ridurre i combustibili fossili e combattere il cambiamento climatico.
Una svolta per gli Usa che ha destato approvazione e speranze, ma anche timori e mosse inedite. Siccome, come dice il proverbio, “il nemico del mio nemico è mio amico”, l’industria petrolifera statunitense sta cercando di creare un’alleanza con i suoi nemici di sempre, i coltivatori di mais e i produttori di biocarburanti, per fare pressione contro l’amministrazione Biden.
Finora i due soggetti si sono fatti una forte concorrenza per riempire i serbatoi delle auto degli americani, ma ora sono accomunati dall’interesse di assicurare la sopravvivenza dei motori a combustione interna.
Due forti lobby
Non solo. Nel sistema americano le due corporazioni sono anche importanti lobby politiche, dove viene incanalata istituzionalmente la difesa degli interessi particolari.
L’influenza dell’industria petrolifera non necessita di spiegazioni. Ma occorre sapere che anche la cintura agricola del mid-west americano ha un rilevante peso politico a Washington.
L’American Fuel and Petrochemical Manufacturers (AFPM), che rappresenta le industrie di raffinazione del petrolio, per voce del vicepresidente Derrick Morgan, ha confermato questi contatti avvenuti a metà gennaio e ha parlato di un prossimo vertice a metà febbraio.
Geoff Cooper, presidente della Renewable Fuels Association (RFA), leader nel settore dei biocarburanti, ha confermato di essere stato invitato alla riunione di febbraio, ma ha detto che la sua organizzazione non ha ancora deciso se partecipare.
Elettrico o biocarburante: qual è più sostenibile?
Ormai gli ambientalisti non sono più soli. Perfino i produttori di automobili e le compagnie petrolifere sono d’accordo sul fatto che il mondo del trasporto su ruote deve essere cambiato. La domanda è come. È meglio costruire auto elettriche o ha più senso produrre biocarburanti?
Tra i fattori da considerare, c’è la disponibilità. Per quanto riguarda la produzione di biodiesel ed etanolo, vanno tolte dallo scenario le produzioni basate su soia, mais, palma, ecc. che crescono su terreni arabili, sottratti alle coltivazioni alimentari o derivati dalla deforestazione. Per motivi economici ed etici.
L’unico biocarburante alternativo davvero ecologico e disponibile su larga scala proviene dagli scarti agroalimentari. Ma anche se si raccogliesse tutto lo scarto alimentare e di produzione agricola, probabilmente si riuscirebbero a produrre circa 2 miliardi di galloni di carburante. Una goccia nel mare dei 65 miliardi di galloni di carburante fossile consumati ogni anno solo negli Stati Uniti.
Il mondo delle batterie, da parte sua, in questo momento non ha grandi margini di aumento della produzione. Inoltre, si aprono complicati scenari di geopolitica, dato che i tre Paesi con la maggiore produzione sono Cina, Corea e Giappone.
Anche dal punto di vista dei metalli pesanti necessari per la produzione di batterie, c’è da considerare che l’estrazione mineraria è una risorsa non rinnovabile.
Il tema è stato affrontato in una ricerca
Uno studio dell’istituto di ricerca finlandese VTT e dell’Università di Cambridge Judge Business School, pubblicato sulla rivista Joule, sostiene che i carburanti sostenibili potrebbero ancora giocare un ruolo importante nella riduzione delle emissioni. I carburanti sostenibili, infatti, nel breve termine hanno un maggior potenziale per decarbonizzare il trasporto su strada, in particolare per le lunghe percorrenze.
«La ricerca mostra che dobbiamo perseguire tutte le opzioni di decarbonizzazione dei trasporti» dice il co-autore dello studio, il dottor David M. Reiner, docente senior in politica tecnologica alla Cambridge Judge Business School. «Questi sforzi dovrebbero essere neutrali dal punto di vista tecnologico, a patto che soddisfino gli standard di sostenibilità di base. In questa fase, l’importante è sviluppare il più ampio portafoglio di soluzioni».
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