“Non hai materia grigia” si usa dire per intendere che hai fatto qualcosa di poco intelligente, perché si ritiene che l’intelligenza di un essere vivente risieda nella parte del tessuto nervoso che si trova nell’encefalo e nel midollo spinale.
Ma ora alcuni scienziati francesi hanno sfatato questa convinzione scoprendo che un agglomerato viscido di singole cellule indipendenti, il Physarum polycephalum, una muffa melmosa unicellulare – spesso definita come melma policefala – “impara” come evitare gli agenti irritanti nonostante non abbia un sistema nervoso centrale, un cervello insomma.
Le singole cellule di Physarum polycephalum si uniscono in un agglomerato gelatinoso giallo, che vive tra le foglie in decomposizione o nei tronchi d’albero umidi e freschi. La piccola massa si sposta lentamente grazie a delle protusioni (gli pseudopodi) alla ricerca di cibo. I ricercatori hanno frapposto fra la muffa melmosa e il gel di cui si nutre delle chiazze di caffeina, una sostanza irritante, seppur non letale. Ebbene, dopo alcuni tentativi, la muffa melmosa ha “imparato” ad evitarle, aggirandole.
Lo straordinario risultato della ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society, è che la capacità di apprendere possa esistere anche nella singola cellula. Si tratta di un “apprendimento da assuefazione” che avviene in risposta a stimoli ripetuti, anche in un organismo senza cervello.
Questo esperimento su un organismo che ha preceduto di 500 milioni di anni la comparsa dell’uomo sulla Terra può far supporre che la capacità di apprendere abbia preceduto di molto la comparsa del sistema nervoso.
La scoperta, inoltre, potrebbe aprire la strada alla comprensione del comportamento di altri organismi semplici, come i virus e i batteri, con tutti i benefici che si possono facilmente immaginare.
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