Come conseguenza dell’abrogazione lo scorso anno delle quote, il prezzo del latte alla stalla è sceso sotto i 36 centesimi al litro, mettendo a rischio il sistema produttivo italiano.
Molto colpito, in particolare, il territorio lariano dove nelle sole provincie di Como e Lecco si produce il 40% del prodotto nazionale e vi lavorano direttamente almeno 15 mila persone.
Coldiretti, con la collaborazione di Regione Lombardia e della cooperativa Virgilio di Mantova, ha ideato un “Piano salva stalle” a sostegno dei numerosi allevamenti lombardi non più coperti da contratti per il ritiro del latte dopo la scadenza del “patto di Natale” sul prezzo.
Il piano prevede che la cooperativa Virgilio, nei prossimi tre mesi, assorba circa 90mila quintali di latte in esubero rispetto al collocato e li trasformi in UHT (a lunga conservazione) da destinare al mercato e alla reti di intervento sociale della Regione Lombardia.
“Negli ultimi 11 anni – hanno spiegato Fortunato Trezzi e Raffaello Betti della Coldiretti Como e Lecco – nelle due province lariane ha chiuso un allevamento su quattro. Negli allevamenti la situazione è precipitata a un anno esatto dalla fine delle quote, che coincide con la scadenza dei contratti che ha scatenato una nuova guerra del latte. Il Piano salva stalle è un’esperienza pilota che può essere un buon punto di partenza per un ragionamento più ampio sia dal punto di vista geografico che di quello delle realtà coinvolte”.
Chiarezza per il consumatore
Di fronte a una crisi senza precedenti per gli allevatori italiani, centinaia di milioni di chili di latte straniero entrano in Italia, anche come trasformati e semilavorati industriali, e vengono spacciati come Made in Italy: cagliate e polveri che passano i confini per diventare mozzarelle e formaggi italiani!
Secondo un dossier elaborato da Coldiretti, la vita o la morte di molte stalle dipende da quella differenza di 5 centesimi per litro che i produttori perdono tra i costi medi di produzione pari a 38-41 centesimi e i compensi attualmente riconosciuti, inferiori ai 36 centesimi.
Per effetto di questi pochi centesimi, le stalle presenti in Italia dopo la fine delle quote latte sono scese al minimo storico di meno di 33mila unità, rispetto alle 180mila attive nel 1984, con il rischio concreto che di questo passo nel giro di qualche anno la nostra montagna verrà spopolata dalla indispensabile presenza degli allevamenti, che hanno garantito fino a ora biodiversità, ambiente e equilibrio socio economico delle aree più sensibili del Paese.
“Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado” ha spiegato Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana.
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