Nel mese di novembre 2018 si è tenuta a Sharm El Sheikh la quattordicesima Conferenza delle Parti (COP 14) sulla diversità biologica, il cui tema è stato: “investire nella biodiversità per le persone e il pianeta”. Tra i vari argomenti trattati e, le decisioni prese dai vari Stati membri della UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), di cui la COP rappresenta il corpo decisionale supremo, la protezione del giaguaro ha goduto di un’attenzione speciale. 14 dei 18 stati in cui la specie è ancora presente si sono uniti per dare il via al Jaguar 2030 Conservation Roadmap for the Americas, ovvero un piano d’azione per proteggere il felino più grande dell’America Centrale e Meridionale e il suo ecosistema. L’obiettivo del progetto è mettere in sicurezza 30 aree a conservazione prioritaria tra Messico e Argentina entro il 2030. Rafforzando i corridoi che mettono in comunicazione le sottopopolazioni di giaguaro verrebbe garantita alla specie la possibilità di spostamento, e quindi la formazione di un vero e proprio network che assicuri la conservazione e sopravvivenza a lungo termine del terzo felino più grande al mondo.
Minacce e frammentazione dell’habitat
La Lista Rossa della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) classifica il giaguaro (Panthera onca) come specie quasi minacciata, o NC (near threatened), a motivo del suo costante declino e della drastica frammentazione dell’habitat. Le popolazioni di giaguaro dell’America Latina sono in pericolo a causa di: deforestazione, caccia e commercio illegali e, conflitto con l’uomo per i danni arrecati al bestiame. Secondo fonti FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) i tassi di deforestazione in questa zona dell’America sono tra i più elevati insieme a quelli dell’Africa tropicale. I motori principali della distruzione dell’habitat sono identificati nell’agricoltura industriale e di sussistenza che si impossessano dell’ambiente per lasciare spazio alla coltivazione di soia e olio di palma e, all’allevamento del bestiame per via della pressante richiesta da parte dei paesi sviluppati. La perdita dell’habitat riduce lo spazio a disposizione del giaguaro e frammenta la specie in popolazioni sempre più piccole e isolate, impedendo lo scambio genetico tra individui. L’areale di distribuzione della specie si sarebbe ridotto di circa il 50% rispetto al suo areale storico, portando nel tempo alla totale scomparsa del giaguaro negli stati di El Salvador e Uruguay.
Ricordiamo che il giaguaro è una specie ombrello, ovvero un animale la cui conservazione comporta non solo un beneficio alla specie stessa, ma anche la salvaguardia indiretta di molti altri animali e dell’habitat che con essi condividono. I grandi felini sono infatti in grado di tenere sotto controllo le popolazioni di altre specie, garantendo così all’ecosistema di mantenere la propria diversità e stato di salute.
Trovare un equilibrio tra uomo e natura
María José Villanueva, direttore di conservazione del WWF Messico, lancia un messaggio forte: «[…] Non possiamo continuare a svilupparci alle spese della biodiversità, dobbiamo trovare un equilibrio in cui le persone e la natura siano in grado di prosperare». Durante la Conferenza si è ribadita la necessità di adottare sistemi di sviluppo sostenibili che tengano conto in ogni momento della protezione e benessere del felino come pure dell’ecosistema in cui comunità e popolazioni indigene coesistono.
L’iniziativa di Jaguar 2030 è un chiaro esempio di come cooperazione e coordinazione degli sforzi siano alla base della salvaguardia delle specie. Il giaguaro si fa quindi portavoce di un messaggio ben preciso: la conservazione dell’animale va al di là della protezione della singola specie, la sua presenza è un indicatore di un ecosistema in buona salute e di un piano condiviso da parte delle nazioni coinvolte.
International Jaguar Day
Frutto della Conferenza è stata inoltre la decisione di istituire la Giornata Internazionale del Giaguaro che verrà celebrata ogni 29 novembre. Si tratta di un festeggiamento simbolico a livello globale volto ad aumentare la sensibilità e la consapevolezza delle persone nei confronti delle minacce che stanno mettendo a rischio non solo la sopravvivenza di una specie chiave come il giaguaro, ma anche l’intera biodiversità ed ecosistema dell’America Latina. La speranza è che il messaggio si diffonda quanto più possibile e sia motivo per riflettere sull’incombente necessità di trovare un punto di incontro tra sviluppo e conservazione.
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