Il riciclo della plastica, fino a oggi invocato come una delle soluzioni per combattere l’inquinamento, non è più sufficiente.
Secondo un report redatto dalla Scuola Agraria del Parco di Monza per conto di Greenpeace, l’unica soluzione sarebbe quella di dare uno stop alla produzione e alla commercializzazione dei prodotti usa e getta.
Il fallimento del riciclo
Secondo l’indagine, il riciclo – più volte indicato come strada maestra da percorrere – sarebbe del tutto inadatto per fermare l’invasione della plastica.
Ipotesi questa supportata anche dai dati raccolti nel 2017 da Corepla (il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica), che mostrano come in Italia solo 4 imballaggi di plastica su 10 di tutti quelli immessi sul mercato vengono effettivamente riciclati; dei rimanenti, 4 vengono bruciati negli inceneritori – pratica tutt’altro che priva di conseguenze negative per l’ambiente e considerata come extrema ratio nella gestione dei rifiuti nell’ambito dell’economia circolare – e 2 finiscono in discarica o dispersi nell’ambiente.
L’inquinamento si segnala su Whatsapp
Proprio per segnalare la presenza di plastica gettata in natura, Greenpeace ha lanciato il progetto Plastic Radar.
Attraverso il numero 342 3711267 è possibile inviare un messaggio Whatsapp in cui si indica dove e quale rifiuto è stato trovato.
L’obiettivo – oltre incentivarne la raccolta – è anche quello di censire i rifiuti che vengono gettati.
Nelle prime settimane del progetto, infatti, sono già stati segnalati dai cittadini 2352 rifiuti, in gran parte rappresentati da bottiglie e confezioni di alimenti.
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