Dovremmo imparare a mettere i puntini sulle i: il carbonio non è da demonizzare, ma da inquadrare correttamente per dargli il peso giusto. Guerra al carbonio, riduzione delle emissioni di carbonio, decarbonizzazione. Sono temi che udiamo tutti i giorni, ma senza realmente sapere che il carbonio è sinonimo di vita e che senza non potremmo vivere. Sappiamo quasi tutto dell’anidride carbonica, altre sì detta biossido di carbonio. Deriva dall’unione di due atomi di ossigeno con uno di carbonio. Fa parte del normale ciclo biologico della fotosintesi: acqua e anidride carbonica, infatti, in presenza di luce, si trasformano in glucosio (fondamentale per l’energia) e ossigeno. Dunque potremmo partire da qui.
Se non ci fosse la fotosintesi clorofilliana non ci sarebbero il glucosio e l’ossigeno. E in loro assenza non avremmo l’energia per vivere (il glucosio si trasforma in piruvato liberando molecole energetiche sottoforma di ATP); e l’elemento principe che ci consente di respirare. Lunga vita al carbonio anche perché se non ci fosse non esisterebbe il DNA. L’acido nucleico per eccellenza, che consente la trasmissione dei caratteri ereditari, e sostanzialmente ci permette di distinguere un essere vivente da un non vivente. Non per nulla si parla di chimica del carbonio. La chimica della vita. Il DNA è rappresentato da uno zucchero fondamentale detto desossiribosio. È un anello pentoso, formato da cinque atomi di carbonio. A essi sono collegati un gruppo fosfato e una base azotata. La base azotata, a sua volta, è rappresentata da un mix fra atomi di carbonio e azoto. Come farne senza?
Il carbonio è peraltro alla base di strutture mineralogiche importanti per la vita dell’uomo. A seconda di come si stabilizzano gli atomi di carbonio, infatti, si possono avere il diamante, la grafite e il fullerene. Il primo non serve descriverlo, basta regalarlo a una donna e osservare l’espressione del suo volto. E potrebbe parafrasare una bellezza del cosmo mai identificata, ma supposta conoscendo l’evoluzione naturale di un corpo stellare; si pensa infatti che alla fine della vita, stelle di massa piccola, possano bruciare tutti gli elementi più leggeri per poi rimanere con grandi riserve di carbonio che cristallizzando darebbero vita a giganteschi diamanti vaganti per l’universo. Nella scala di Mohs il diamante è il composto più duro e resistente; contrapposto alla grafite, fatta della stessa “pasta”, ma con un’altra caratteristica: la conducibilità elettrica. E c’è il fullerene che promette una rivoluzione in campo energetico; anch’esso giustifica il tipico atteggiamento allopatrico del carbonio che gioca con la chimica disponendo gli atomi di carbonio in modo diverso a seconda delle situazioni.
Dunque, il carbonio, fonte di vita, ed elemento in grado di offrire all’uomo importanti risorse, perché è costantemente preso di mira? È per via dell’effetto serra e del legame con l’incremento delle temperatura medie sul pianeta. Fa sempre più caldo e l’uomo ne è responsabile. L’inquinamento, l’alterazione dei processi biologici, la produzione industriale. Ecco perché il carbonio è diventato ‘cattivo’. Nessuno può negare questa situazione difficile. Ma in un panorama del genere è giusto valutare che non sempre le cose stanno come vengono dipinte. E che solo una piccola parte del carbonio crea reali problemi alla nostra specie. Per salvare veramente il pianeta dovremmo ricominciare da qui.
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