Stiamo vivendo giornate di gran caldo torrido al Centro-Sud, dove le temperature in alcune situazioni superano i 40 °C, in particolare nelle zone interne di Sicilia e Sardegna, ma anche in Puglia, Basilicata e Calabria. I valori restano elevati anche di notte, creando disagio psico-fisico e stanchezza. Poco consolante la situazione al Nord, dove il rischio di grandinate, inondazioni e temporali improvvisi è accentuato dal grande gradiente termico con le Regioni più calde.
In questa situazione estrema, molti – boccheggiando – si chiedono fino a che limite l’organismo umano possa sopportare il caldo.
Per rispondere a questo interrogativo, ci viene in aiuto uno studio pubblicato su Science Advances.
La risposta è allo stesso tempo semplice e complessa: 35 °C.
Semplice, perché è una cifra precisa, che tutti possiamo comprendere. Ma, allora, non dovremmo essere tutti morti, viste le temperature di questi giorni?
Qui viene la complessità. La scienza definisce questa temperatura come “Wet Bulbe Temperature”, ovvero la temperatura di una “bolla” d’aria raffreddata a saturazione (100% di umidità relativa) dall’evaporazione dell’acqua in essa contenuta. Per comprendere il meccanismo in modo semplice, è come se misurassimo la temperatura con un termometro avvolto in un panno bagnato, tenendo conto, quindi, sia della temperatura, sia dell’umidità.
Il tasso di umidità nell’aria, infatti, è cruciale per valutare la possibilità di sopravvivenza: più alta è l’umidità dell’aria, meno efficace sarà il processo di raffreddamento dell’organismo ottenuto con la sudorazione.
Alcuni esempi pratici
Se la temperatura dell’aria è di 46 °C e l’umidità relativa è del 30%, la “Wet Bulbe Temperature” sarà di 30,5 °C. Sopportabile.
Viceversa, con una temperatura atmosferica di 39 °C e un’umidità del 77%, la “Wet Bulbe Temperature” è di 35 °C, alle soglie del collasso.
A questo punto il corpo diventa ipertermico – sopra i 40 °C – con sintomi che vanno dal polso rapido, al cambiamento di stato mentale, alla mancanza di sudorazione, svenimento e coma.
Questa ipertermia può portare alla morte nel giro di poche ore.
Se il valore numerico della “Wet Bulbe Temperature” non è facilmente misurabile “in casa”, un’idea concettualmente simile del caldo ce la può dare un altro valore che viene spesso comunicato nelle previsioni meteo: la temperatura percepita. Questa, infatti, tiene conto anche dei parametri di umidità, ventilazione, soleggiatura.
Aumentano le zone a rischio
Fortunatamente sono ancora poche le località che hanno raggiunto, nella storia, una “Wet Bulbe Temperature” di 35 °C. “Ancora”, perché con i cambiamenti climatici in atto e il riscaldamento del Pianeta, lo scenario si fa sempre più fosco.
Dalla fine degli Anni ’80, i punti caldi e umidi del Globo sono stati soprattutto la valle del fiume Indo, in Pakistan centrale e settentrionale, e la costa meridionale del Golfo Persico.
Le località che possono diventare a rischio nei prossimi 30-50 anni includono il Messico nord-occidentale, l’India settentrionale, il Sud-est asiatico e l’Africa occidentale.
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