Si tratta di un reperto rarissimo, eppure chi lo ha acquistato se lo è scordato per decenni. Stiamo parlando di un raro uovo di Aepyornis rinvenuto nell’archivio del Museo di Buffalo, negli Stati Uniti.
Un tesoro dimenticato nel cassetto
La storia ha dell’incredibile: acquistato nel 1939 dall’allora curatore del museo, l’uovo appartiene a un grosso volatile endemico del Madagascar estintosi nel XVII secolo.
L’uovo di Aepyornis del Museo di Buffalo, inoltre, è uno dei meglio conservati: nei musei di tutto il mondo se ne contano appena 40 e di questi solo pochi sono integri.
Inviato alla State University di New York per ulteriori e più approfonditi accertamenti, l’uovo gigante non ha finito di stupire. Le radiografie, infatti, hanno mostrato come l’uovo fosse fecondato: al suo interno sono presenti frammenti che indicano l’inizio dello sviluppo dell’embrione.
Alto tre metri
L’uovo in questione è lungo più di 30 centimetri, ha una circonferenza di 71 centimetri e pesa ben 1 chilo e mezzo.
Molto più delle uova di struzzo, considerate attualmente le più grandi deposte da un volatile. E in effetti Aepyornis era un vero e proprio gigante: si ritiene che questi uccelli appartenenti alla famiglia degli uccelli elefante (Aepyornithidae) siano stati i più grandi mai vissuti sulla Terra. Erano alti anche tre metri e arrivavano a pesare anche 400 chilogrammi.
Un solo uovo come 160 di gallina
Un solo uovo di questo mastodontico volatile pesava come 160 di quelle deposte da una gallina. E la causa dell’estinzione della specie – il cui ultimo avvistamento risale al XVII secolo – potrebbe essere proprio questa: i coloni giunti sul isola avrebbero concorso al declino della specie proprio per l’abitudine di nutrirsi di uova.
Il motivo per cui questi giganti si sono estinti resta però ancora non del tutto chiaro. «Il motivo dell’estinzione potrebbe essere un mix di fattori – ha spiegato Kristina Guild Douglas, antropologa della Yale University -. Tra questi ci sarebbero anche i cambiamenti climatici che hanno interessato l’isola oltre che la predazione umana».
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