L’emergenza coronavirus ha determinato in tutto il mondo un’impennata senza precedenti della domanda di mascherine e di guanti monouso. I conti del fabbisogno per la ripartenza li ha fatti il commissario per l’emergenza Angelo Borrelli: «Il fabbisogno mensile di mascherine in Italia è di circa 90 milioni».
Da sola la 3M – azienda leader nella produzione di dispositivi di protezione – ha raggiunto la quota di 1,1 miliardi di mascherine all’anno, quasi 100 milioni di pezzi al mese.
Per quanto riguarda i guanti, per alcune attività sono diventati obbligatori. Se in tempi normali la produzione mondiale di guanti monouso era di 200 miliardi di unità l’anno (7 mld in Italia), con le nuove regole il fabbisogno è aumentato di 10 volte.
Una bomba ecologica
Se in molti hanno fatto i conti del fabbisogno di mascherine e guanti monouso per la ripartenza, in pochi hanno preso in considerazione la “bomba ecologica” che si sta innescando…
Una stima è stata fatta dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e presentata alla Commissione Ecomafie, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti collegata all’emergenza Covid-19: la quantità di questi rifiuti speciali potrebbe arrivare fino a 450mila tonnellate l’anno. Prodotti monouso, smaltiti nella raccolta indifferenziata seguendo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.
Una filiera totalmente controtendenza rispetto ai principi dell’economia circolare e della salvaguardia dell’ambiente. Certo, c’è l’emergenza sanitaria da affrontare. Ma non bisogna dimenticare che proprio la distruzione degli habitat naturali ha favorito le condizioni ecologiche per lo sviluppo della pandemia. È un cane che si morde la coda…
Non solo; come ha ricordato il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: «Presto o tardi i ricercatori troveranno un vaccino per il coronavirus, ma per il cambiamento climatico non ci sarà vaccino».
Quelle che vediamo per terra, nei prati, negli angoli dei marciapiedi ammucchiate con le foglie dal vento sono solo punta dell’iceberg, frutto di gesti di inciviltà. Ma non dobbiamo ignorare anche che la rimanente grande quantità di questi dispositivi è smaltita tra i rifiuti indifferenziati, fuori da ogni filiera di riciclo.
Anche volendo disattendere le disposizioni dell’Istituto Superiore di Sanità – che impongono lo smaltimento nell’indifferenziata di questi dispositivi – le mascherine delle varie tipologie FFP, essendo realizzate con polimeri diversi, sarebbero in ogni caso praticamente impossibili da riciclare.
L’impatto delle mascherine monouso è insostenibile per l’ambiente: polimeri, polipropilene, tessuti, filtri in plastica, lattice, ecc. che vanno ad aggiungersi ai tanti altri prodotti monouso in plastica.
Il WWF ha lanciato una campagna per un uso responsabile di questi dispositivi. La presidente del WWF Donatella Bianchi è preoccupata: «È necessario evitare che questi dispositivi, una volta diventati rifiuti, abbiamo un impatto devastante sui nostri ambienti naturali, soprattutto nei mari. Chiediamo alle istituzioni di predisporre opportuni raccoglitori per mascherine e guanti nei parchi e nelle ville ma anche nei pressi dei supermercati e farmacie».
Quando cominceremo a vedere le foto di uccelli e pesci intrappolati in una mascherina… potremo riconoscere quella che adesso vediamo guardandoci il viso riflesso sul vetro.
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