A Rocca Calascio, la magica fortezza dell’Italia centrale, arrivai durante un viaggio in moto alla scoperta dell’Abruzzo, in compagnia di amici.
Era due anni prima del drammatico terremoto del 2009. In Hotel a L’Aquila, sfogliando distrattamente un libro di foto nella hall, m’imbattei in un’immagine che mi rubò gli occhi e il cuore. Una chiesa e i resti di un castello, ammantati di neve, posti sulla vetta di una montagna.
Chiesi notizie di quel posto e quando mi dissero che non era lontano da lì, cambiai immediatamente il programma del viaggio. Il giorno successivo eravamo al cospetto della mitica Rocca Calascio. Se la foto del libro era notevole, la realtà non appariva certamente da meno, anche senza la neve!
Il castello in cima al mondo
Rocca Calascio è considerato uno dei castelli più alti d’Italia. È, infatti, posto a 1460 metri s.l.m. ai margini del vastissimo altipiano di Campo Imperatore, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, in provincia di L’Aquila.
Si attribuisce la sua fondazione intorno al 1140 ad opera di Ruggero II d’Altavilla, detto il Normanno e primo re di Sicilia. Esiste un primo documento datato 1239, che nomina questa rocca, ma bisogna arrivare al 1380 per trovare un attestato che certifica la sua esistenza.
Il castello faceva parte di un sistema di fortificazioni a scopo difensivo e di controllo sulla transumanza nel bacino pastorale di Campo Imperatore.
Fino al 1806, anno in cui fu abolita la feudalità, Rocca Calascio faceva parte della Baronia di Carapelle insieme agli attigui paesi di Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio e Santo Stefano di Sessanio.
La struttura attuale, con cinta muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica dalla merlatura ghibellina, risale all’anno 1463, quando la rocca era sotto il controllo della famiglia Piccolomini.
Nel 1703 un violento terremoto distrusse il paesino sottostante e provocò la rovina del castello. Soltanto una parte del borgo medievale fu successivamente ricostruita e la maggior parte della popolazione si spostò nella vicina Calascio.
Set di grandi film
Tra il 1985 e il 1986, questo iconico castello fu usato come ambientazione di due film cult: Ladyhawke e Il Nome della Rosa, che lo riportarono in grande auge tanto da essere messo in sicurezza e ristrutturato.
Analogamente parte del borgo medievale riprese vita con l’apertura di alcune strutture ricettive e vi giunsero diversi stranieri per comprare e ristrutturare parte delle abitazioni in rovina.
Il terremoto del 2009 che distrusse l’Aquila non provocò particolari danni alla Rocca che comunque rimase chiusa al pubblico per un paio di anni.
Santa Maria della Pietà
Ai piedi della magica fortezza di Rocca Calascio si erge, in totale solitudine, una splendida chiesa di forma ottagonale costruita nel 1596, probabilmente sui resti di una precedente edicola rinascimentale. Conosciuta come chiesa di Santa Maria della Pietà si staglia elegante e maestosa con la sua bianca mole in stile rinascimentale, mentre il portale e altre aggiunte sono barocche.
L’immensità disabitata
L’accostamento tra sacro e profano di questi due elementi architettonici, così stilisticamente diversi, ma vicini uno all’altro, offre un quadro irreale, esaltato dall’immensità disabitata dell’ambiente circostante.
Intorno un mare d’erba mossa dal vento e, come sfondo, le rocciose cime di montagne lontane. Le vette del Gran Sasso, quelle della Maiella fino ai monti Sirente e Velino. Non una casa, sparuti gli alberi, un silenzio assoluto.
Poi, affacciandosi dall’orlo della vetta, ecco che il mondo abituale torna protagonista. Nell’immenso paesaggio dei campi coltivati appaiono sagome di campanili e case, borghi e cascinali, si percepiscono i rumori delle lontane attività umane, che giungono ovattati.
Ripartendo da Rocca Calascio consiglio di passare da Santo Stefano di Sessanio, paesino che merita una visita, e da lì percorrere la stradina che sale verso Campo Imperatore, collegata alla Strada Statale 17bis. Potrete ammirare l’altipiano in tutto il suo splendore!