Ha perso la libertà 22 anni fa, colpevole di essere diventata troppo confidente nei confronti dei visitatori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
La storia di Yoga sembra uscita da un film e racconta dello stretto legame che l’animale ha instaurato con chi ha saputo ascoltarla e del suo il desiderio di tornare un’ultima volta nei boschi che hanno rappresentato la sua casa.
Sorpresa a rovistare nei bidoni
La storia di Yoga ha inizio negli anni ’90: in quel periodo l’orso, del tutto incurante della presenza dei turisti, ha cominciato a spingersi nei paesi a ridosso dell’area protetta e a entrare, quindi, in contatto con l’uomo. Più volte sorpresa a “rubare le merende” dagli zaini dei turisti o a rovistare nei bidoni della spazzatura, la presenza di Yoga è stata considerata pericolosa e questo le è costato, nel 1997, il trasferimento presso l’area faunistica di Villavallelonga.
Una residenza forzata, una libertà condizionata in un piccolo appezzamento di terra da cui l’animale, abituato a ben altri spazi, ha più volte cercato di scappare.
Reclusa senza alcuna colpa
Nel 2017 un ennesimo sconvolgimento ha turbato la vita dell’orsa Yoga: le condizioni strutturali dell’area di Villavallelonga sono andate seriamente peggiorando, tanto da rendere necessario un ennesimo spostamento, che si è tradotto in una vera e propria reclusione in uno spazio angusto.
Il tempo a disposizione di Yoga, che di recente ha subito anche un delicato intervento veterinario, non è molto. «Yoga da tempo sta pregando a gran voce di ritornare a casa, di essere rimessa in liberà e di poter quindi morire tra le montagne che l’hanno vista nascere» spiega Andrea Contri, esperto di comunicazione animale che negli anni ha stabilito un profondo contatto empatico con l’orso.
La voglia di libertà
Contri è certo di riuscire a comunicare in profondità con Yoga, la quale avrebbe solo un ultimo desiderio: morire libera e non nel piccolo recinto.
«Yoga sta disperatamente chiedendo aiuto per poter realizzare il suo ultimo e più grande desiderio: tornare in libertà e affrontare serenamente la sua morte – conclude Contri –. Con questo appello chiediamo al Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e alle Amministrazioni competenti di ascoltare semplicemente la richiesta di Yoga e di prendere un impegno reale e concreto per esaudire la sua richiesta. Sono 22 anni che aspetta, e ora sta morendo».
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