Lo status demografico delle popolazioni di uccelli marini, pelagici e costali, è considerato strettamente correlato ai cambiamenti degli ambienti oceanici. Per questo le specie ornitiche marine sono considerate ottimi bio-indicatori della salute dell’ecosistema.
Tuttavia, la mobilità di molte di queste specie e la difficoltà di poter compiere regolari studi su specie che popolano acque, isole e terre remote rende il monitoraggio quasi impossibile.
E sarebbe ancora così, se non fosse per il progresso tecnologico che ha fornito strumenti di indagine fino a qualche anno fa assolutamente impensabili.
I rapidi progressi nella tecnologia di analisi digitale delle immagini offrono metodi efficienti ed economici per misurare l’abbondanza degli uccelli marini, il successo riproduttivo, la fenologia, la sopravvivenza e la dieta.
Le immagini satellitari, l’uso di fotografie e video prodotti da aeroplani o droni, l’impiego di videocamere nelle comunità nidificanti degli uccelli hanno permesso l’acquisizione di strumenti molto efficaci che stanno consentendo la raccolta di una mole di dati inimmaginabile fino a pochi anni fa.
Monitoraggio dall’alto
L’Oceano antartico, così lontano e, nell’immaginario collettivo, così integro e selvaggio, è in realtà minacciato da due pericoli dal potenziale devastante che possono essere misurati anche attraverso lo status di alcune comunità ornitiche.
Nell’estremo emisfero meridionale, infatti, si assiste allo stesso problema del Polo Nord, ovvero lo scioglimento dei ghiacci a cui si aggiunge il fortissimo depauperamento di molte specie, strettamente correlato all’espansione della pesca del Krill.
Due problemi gravissimi che agiscono in sinergia, poiché il riscaldamento del clima rende più accessibile la navigazione e lo sfruttamento della pesca, che si spinge sempre più verso la banchisa antartica. I pinguini, per esempio, sono tra le specie più minacciate sul pack antartico e per monitorarli si è scelto di integrare le immagini satellitari o aeree con l’uso di telecamere termiche o agli infrarossi.
Il lavoro pubblicato poche settimane fa sulla prestigiosa rivista inglese Ibis e condotto dai ricercatori Alice J. Edney e Matt J. Wood ha dimostrato che per studiare i pinguini i dati inviati dai satelliti sono troppo generici perché forniscono soltanto la presenza e l’assenza mentre risultano più efficaci i sorvoli più bassi, effettuati con aeroplani o droni.
Monitoraggio da terra
Recentemente alcuni ricercatori coordinati da Fiona Jones hanno fatto ricorso ad alcune speciali videocamere che trasmettono immagini da terra e in time-lapse, una tecnica fotografica molto diffusa anche tra i dilettanti per ottenere una sequenza di tante immagini, ottima per riprendere, tramonti, paesaggi…
Il time-lapse, come dimostrato nell’articolo apparso recentemente su Scientific Data, offre una soluzione a queste sfide e alcuni ricercatori hanno aperto la strada all’uso di telecamere automatiche per il monitoraggio dei pinguini.
Il programma Pinguin Watch
Attraverso una vasta rete di telecamere time-lapse remote installata in Antartide è nato il Penguin Watch, che attualmente gestisce oltre 90 telecamere nella regione dove si riproducono i pinguini. Queste telecamere si trovano nelle Isole Falkland, nella Georgia del Sud, nel continente antartico e di norma catturano le immagini ogni ora dalle 07 alle 20 di tutti i giorni dell’anno.
Le unità della fotocamera (Reconyx HC500 Hyperfire Trail) vengono sottoposte a manutenzione una volta all’anno se le condizioni lo consentono e sono alimentate da 12 batterie agli ioni di litio AA o da una batteria ricaricabile esterna collegata e alimentata da un pannello solare.
La mole di dati è elevatissima e questo progetto per potersi sviluppare si è avvalso della computer vision (ovvero programmi che analizzano le immagini) e della citizen science grazie all’apporto di volontari che si sono messi a disposizione per analizzare la grande quantità di informazioni raccolte.
Il progetto Penguin Watch è ospitato dalla piattaforma online Zooniverse (www.zooniverse.org) ed è stato lanciato a settembre 2014.
In futuro, grazie all’aiuto degli strumenti elettronici, lo studio della zoologia sarà sempre più approfondito ma anche aperto alla collaborazione dei volontari.
I pinguini aprono una strada.
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